Economia

Piazza Affari crede all'Opa sugli aeroporti del Nordest

I francesi di Infravia in manovra con Deutsche Bank. Atlantia dei Benetton potrebbe uscire dal capitale

Andrea De Vido
Andrea De Vido

Opa in arrivo sulla Save, ma Atlantia, azionista con il 21,3% della società, potrebbe rimanere a bocca quasi asciutta. Il terzo polo aeroportuale del Paese cui fa capo la gestione degli scali di Venezia, Treviso, Verona e Brescia con oltre 12 milioni di passeggeri, oltre al 27,6% di Bruxelles Charleroi, è protagonista in questi giorni di un riassetto che dovrebbe cambiare l'azionariato del gruppo.

I protagonisti della vicenda non commentano. Il titolo, dopo il recente rally, ha chiuso la seduta a 20 euro, il prezzo di offerta, almeno secondo le indiscrezioni di mercato. E comunque superiore al consenso degli analisti che, sui valori fondamentali si attesta intorno ai 15-16 euro per azione, senza considerare che, solo pochi mesi fa, lo scorso settembre, il 21,3% di Save era stato venduto dal fondo Amber ad Atlantia a 14,75 euro. A dare il via al riassetto, secondo quanto finora trapelato, sarebbe il raggiungimento di un accordo di separazione Enrico Marchi e Andrea De Vido, i due soci di Finint che controllano poco meno del 60% di Save. Come previsto, ad uscire sarebbe De Vido, mentre in sala di attesa ci sarebbero il fondo francese InfraVia e un fondo infrastrutturale di Deutsche Bank che sosterrebbero il nuovo assetto. In una nota, la stessa Finint ammette di essere «a conoscenza dell'esistenza di trattative tra i suoi soci di riferimento circa la possibile riorganizzazione dell'assetto societario» del gruppo pur sostenendo di non poter «prevedere l'evoluzione delle trattative». Gli esperti credono, tuttavia, che ormai sia cosa fatta. Si discute sulla posizione degli altri azionisti e, in particolare, sul ruolo di Morgan Stanley che partecipa indirettamente al capitale di Save e potrebbe anticipare l'uscita rispetto alla prima finestra utile fissata a gennaio 2018 e, soprattutto, su quello di Atlantia che, pur essendo entrata nel capitale con una partecipazione finanziaria aveva lanciato segnali di apertura verso una più stretta collaborazione nel polo aeroportuale veneto.

Marchi però ha sempre sottolineato la volontà di mantenere l'indipendenza di Save, posizione che mal si concilia con gli scali controllati di Benetton, a iniziare dagli aeroporti di Roma e ritenuti concorrenti di quelli veneti sui redditizi voli intercontinentali. Per Atlantia una simile operazione significherebbe aver ottenuto una discreta plusvalenze in pochi mesi anche se, come ricorda Mediobanca, sulla base degli accordi stipulati con il Fondo Amber, in caso di Opa su Save i Benetton dovrebbero riconoscere una percentuale sul maggior prezzo.

A far gola ai fondi è la posizione privilegiata del polo nel sistema infrastrutturale italiano. Gli scali gestiti da Save, oltre a godere di una porta di accesso su una delle città più note al mondo, Venezia, beneficiano della vicinanza di un porto e della presenza, nelle città di riferimento degli aeroporti, di autostrade e alta velocità. Non mancano punti interrogativi, come fanno notare gli analisti che segnalano che Save dovrà rinegoziare parte degli accordi con l'Enac sullo scalo veneziano a partire dal 2021 e fino al termine della concessione vent'anni dopo. Ma le potenzialità sono evidenti.

Save ha chiuso il 2016 con un giro d'affari di 188 milioni (in miglioramento del 13% rispetto all'esercizio precedente) e un utile netto di 42 milioni (+43,9 per cento).

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