Economia

Pop Vicenza cerca la svolta e punta all'utile dal 2016

L'ad Iorio chiude con i prestiti «privilegiati» ai soci e rimanda il matrimonio a dopo la Borsa. Nel 2020 profitti a 330 milioni

Malgrado oggi sia in mezzo alla bufera, Banca Popolare di Vicenza promette che rivedrà l'utile il prossimo anno, complice l'aumento di capitale da 1,5 miliardi in agenda ad aprile. In parallelo, partirà la ristrutturazione con la vendita degli asset non strategici e un taglio ai costi: sono 150 gli sportelli da chiudere e 575 gli addetti in esubero. L'obietivo è superare i 200 milioni di profitti nel 2018 e i 330 milioni nel 2020.

Il nuovo piano industriale è stato presentato ieri dall'ad Francesco Iorio, arrivato a Vicenza cento giorni fa per risanare la mutua presieduta da Gianni Zonin. La ricerca dello sposo è invece rimandata a dopo la quotazione in Borsa, ha chiarito Iorio: tra «fine febbraio e inizio marzo» i soci saranno chiamati in assemblea per l'ok alla trasformazione in spa e all'aumento di capitale, che si concluderà entro aprile, insieme alla quotazione. Il gruppo sta intanto contattando, con l'idea di trovare un accordo entro l'anno, i mille clienti che ha finanziato in modo «privilegiato» in cambio dell'appoggio alle vecchie ricapitalizzazioni. I prestiti sono peraltro finiti nel mirino degli ispettori Bce e la Procura ha avviato un'indagine, che interessa Zonin e l'ex ad Samuele Sorato. Vicenza, ha detto Iorio, valuterà tuttavia eventuali azioni di responsabilità solo quando il quadro sarà «definito»

La ricapitalizzazione è «difficile ma non impossibile» ha proseguito Iorio. E il prezzo sarà «significativamente più basso» dei 48 euro attuali, peraltro già frutto della sforbiciata vicina al 25% imposta dalla Vigilanza. «Non so se sarà un massacro peri soci», ha aggiunto l'ad, prospettando dal 2017 un pay-out dell'80%. Iorio spera che le famiglie venete aprano il portafoglio e mette in cantiere misure di incentivo: «A partire da novembre, nuovi investitori istituzionali o privati potranno prenotare porzioni dell'aumento», che è garantito da Unicredit. Il timore del governatoredel Veneto Luca Zaia è che, con l'aumento, Vicenza venga tolta di mano ai soci storici e per questo spinge per le nozze con Veneto Banca: «Ognuno deve fare il suo percorso», ha replicato Iorio dicendosi d'accordo con Zaia sulla Borsa; quindi una frecciatina a Montebelluna sulla copertura crediti. Quanto al piano di dimagrimento, l'unica partecipazione che Vicenza ritiene strategica è Cattolica.Dei 575 addetti in eccesso, 300 usciranno l'anno prossimo e 275 nel 2019- 2020, a fronte di 180 assunzioni.

I sindacati Fabi e Uilca sono preoccupati soprattutto per l a vendita della controllata Servizi bancari (300 addetti), che potrebbe finire all'azienda consortile Sec Servizi (di cui Vicenza ha il 49%).

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