Economia

Poste fa 435 milioni di utili e dà l'ok allo sbarco in Borsa

L'ad Caio: «Il piano industriale funziona». L'accordo con Anima

Forte di un utile quasi raddoppiato nel primo semestre (435 milioni di euro), Poste Italiane è ora pronta a concentrarsi sul prossimo sbarco a Piazza Affari, previsto entro la fine di ottobre. L'assemblea dei soci ha compiuto ieri il primo step formale verso la quotazione, approvando la richiesta di ammissione al listino a Borsa italiana, e provvedendo al contestuale allargamento del consiglio da cinque a sette componenti, con la nomina di Umberto Nicodano e Chiara Palmieri.

Tutto sembra ormai pronto, anche se - e il dettaglio non è certo marginale - va ancora stabilito il valore del 40% che il Tesoro intende dismettere. Le stime più accreditate quantificano tra i 6 e gli 11 miliardi il valore dell'intero pacchetto; via XX Settembre vorrebbe incassare dalla vendita 4 miliardi, una cifra che presuppone una forchetta di prezzo collocata nella parte più alta. I conti appena presentati, uniti al piano industriale che, secondo l'ad Francesco Caio «inizia ad avere impatti positivi sull'andamento economico», dovrebbero garantire un collocamento soddisfacente dei titoli.

D'altra parte, i risultati 2015 saranno sgravati dalle componenti straordinarie (prima fra tutte la svalutazione della quota in Alitalia) che avevano appesantito il bilancio dello scorso anno. I risultati a fine giugno sono uno specchio fedele di ciò che sono oggi le Poste. Un gruppo da 16 miliardi di giro d'affari (+7% rispetto allo stesso periodo 2014), dove dal comparto assicurativo, che genera un fatturato di 11,2 miliardi (+10,9%), e da quello finanziario (2,9 miliardi) si tagliano le maggior fetta della torta dei ricavi. Due pilastri capaci compensare il declino ormai strutturale, indotto dal web, dei volumi postali (-6,5%, a 1,9 miliardi, i ricavi per corrispondenza). Per sostenere la redditività futura sono stati predisposti 3.500 tagli (pensionamenti e prepensionamenti) e si è deciso di cambiare pelle al servizio universale. Dalla modifica «otteniamo un risparmio di 100 milioni l'anno per il contribuente», ha detto ieri il premier Matteo Renzi, ma l'introduzione graduale del recapito a giorni alterni fino a un massimo del 25% della popolazione in particolari zone ha già portato sul sentiero di guerra alcuni Comuni. Una possibile patata bollente per Caio, chiamato anche a debellare il fenomeno dell'assenteismo che ogni giorno vede marcare visita 13mila dei 143mila dipendenti delle Poste, di cui 10mila nella sola logistica.

Problemi che non frenano gli investimenti, pari a 346 milioni nel primo semestre, di cui 210 relativi all'acquisizione del 10,3% di Anima (con cui è stato sottoscritto ieri un accordo decennale di collaborazione nel risparmio gestito), e sono correlati principalmente all'informatizzazione delle reti di telecomunicazione, nonchè ad ammodernamenti e ristrutturazioni immobiliari.

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