Economia

Le privatizzazioni di Padoan: Poste, Ferrovie e Fincantieri

Padoan annuncia: "Misure per la crescita ma senza mettere a rischio i conti". E promette: "Non sarò più il signor No". In arrivo un piano di privatizzazioni

Le privatizzazioni di Padoan: Poste, Ferrovie e Fincantieri

"Non abbiamo alternative. Dobbiamo crescere, recuperare competitività, creare buona occupazione, senza mettere a rischio i conti pubblici". Intervenendo al XV Forum di Confcommercio a Cernobbio, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan traccia l'orizzonte delle misure economiche e delle riforme che il governo Renzi è chiamato ad attuare nel medio termine. Perché, sebbene nel secondo trimestre del 2013 siano stati sensibili miglioramenti, il quadro congiunturale resta "fragile e ancora esposto a molti rischi". In Italia persiste infatti un rischio crescente di disagio sociale che, stando agli indicatori del Tesoro, potrebbe colpire il 30% della popolazione. Su questi pende, come una spada di Damocle, un debito colossale che frena gli investimenti e abbisogna di una pressione fiscale sempre maggiore.

L'obiettivo di Padoan è tornare a crescere combinando misure di intervento immediato con misure strutturali e, roprattutto, "senza mettere a rischio i conti pubblici". Perché questo sia possibile il governo non ha altra alternativa che prendere in mano le cesoie e iniziare a fare tagli permanenti. Proprio per questo oltre al Jobs Act, su cui il premier Matteo Renzi intende giocarsi la faccia per far ripartire l'occupazione, e allo sblocco dei fondi per pagare i debiti della pubblica amministrazione è in dirittura d'arrivo un piano di privatizzazioni che vanta il duplice obiettivo di accrescere l’efficienza delle imprese e ridurre "in modo consistente" il debito pubblico. Il governo ha "concrete ipotesi" di dismissione di partecipazioni in società come le Poste, le Ferrovie delle Stato e Fincantieri. "C’è un attenzione crescente del mercato che va sfruttata nel migliore dei modi", ha detto Padoan ricordando che lo Stato è azionista di controllo di trenta società e azionista di riferimento di molte quotate. Insomma, c'è spazio per "una riduzione del ruolo dell’operatore pubblico".

Accanto alle privatizzazioni, che serviranno sicuramente a fare cassa, il governo si appresta a mettere in cantiere riforme costosissime per cui il Tesoro dovrà trovare coperture solide. "Il finanziamento di queste riforme - ha spiegato Padoan - deve essere fuori discussione e deve essere sostenibile, altrimenti misure oggi che non sono credibilmente finanziate, non sono solo risorse sprecate ma sono politiche che danneggiano la credibilità dell’azione". La situazione italiana richiede, infatti una strategia incentrata su misure strutturali capaci di incidere sia su meccanismi di creazione della domanda interna sia sulla competitività. I risultati potranno dare frutto solo nel medio periodo. C'è tempo, quindi. Nella fase di entrata a regime delle misure Padoan conta di "sostenere la ripresa e combinare le misure di intervento immediato con misure di carattere strutturale". Intanto andrà avanti a studiare. Non vuole essere considerato come il Signor No.

"Io sto imparando il mestiere, anche a spingere i bottoni - ha concluso - ma ritengo che il vocabolario del ministro debba essere più ampio di questa singola parola".

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