Economia

La procura non si arrende: «Condannate gli ex vertici»

Per l'ex ad e presidente Orsi, assolto in primo grado dopo 80 giorni di carcere, il pm chiede sei anni per le tangenti indiane. Di cui continuano a mancare le prove

Luca Fazzo«Questo è un processo indiziario, non c'è la pistola fumante che dimostri che Sashi Tyagi (il capo di stato maggiore indiano, ndr) abbia venduto la sua divisa. Ma la colpevolezza degli imputati è dimostrata aldilà di ogni ragionevole dubbio». Così ieri Gianluigi Fontana, procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, chiede ai giudici d'appello di ribaltare la sentenza sulle tangenti che Finmeccanica avrebbe versato al governo di Delhi per piazzare dodici elicotteri. Per l'accusa, Giuseppe Orsi, ad di Agusta Westland e poi di Finmeccanica, assolto in primo grado dall'accusa di corruzione internazionale, va condannato a sei anni; il suo successore Bruno Spagnolini a cinque. Ma la stessa Procura si rende conto che al processo manca un pezzo: la «pistola fumante», come la chiama l'accusa, ovvero la prova che le decine di milioni spese da Agusta in «consulenze» a sostegno della trattativa siano approdate in tutto o in parte nelle mani del maresciallo Tyagi. E così il procuratore chiede ai giudici, mal che vada, di confermare almeno la condanna di Orsi e Spagnolini per falso in bilancio inflitta in primo grado. Un topolino, rispetto alle conseguenze planetarie che ha avuto l'impeachment per corruzione: ma un modo per evitare che Orsi faccia causa allo Stato per ingiusta detenzione per gli 80 giorni passati in carcere.Richieste prevedibili quelle della Procura. Meno prevedibile che Fontana evocasse in aula lo scenario alternativo dietro all'inchiesta: quello delle manovre del vecchio managementper colpire Orsi. «La difesa ha parlato delle poco luminose origini di questo processo ipotizzando un complotto della vecchia guardia di Finmeccanica nei confronti del manager venuto dal nord per dare una svolta al caos. E lo stesso Orsi nel suo interrogatorio ha detto che il processo non è iniziato in quest'aula o quando sono iniziate le indagini a Napoli, ma nel 2011 quando è diventato presidente di Finmeccanica e ha iniziato a fare determinate cose». Il procuratore, ovviamente, afferma di non credere alla tesi del complotto: ma la illustra in aula, seppure per smontarla, con dovizia di particolari. Fa anche dei nomi: Pierfrancesco Guarguaglini, predecessore di Orsi, rimosso per lo scandalo Enav; e Giuseppe Zampini, ad di Ansaldo Energia, che per primo offrì ai pm la testa d Orsi. Il procuratore ricorda che il faccendiere che mediò con l'India, Guido Haschke, era un «contatto» di Zampini. «Haschke sarebbe partecipe di una ben orchestrata calunnia ai danni di Orsi. Per i suoi rapporti con Zampini, già ad di Ansaldo, concorrente di Orsi per la nomina».

Tesi che la pubblica accusa afferma di non condividere, ma che vengono evocate davanti ai giudici che il 7 aprile emetteranno sentenza.

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