Economia

Profumo e Viola nei guai per Mps

Il gup chiede «l'imputazione coatta». E per il Tesoro c'è il problema di Leonardo

Profumo e Viola nei guai per Mps

Il governo rischia di dover trovare al più presto un nuovo ad per Leonardo Finmeccanica mentre per la Popolare di Vicenza la strada verso il salvataggio di Stato potrebbe farsi ancora più in salita. Vediamo perché.

Il siluro è partito ieri dal Gup di Milano, Livio Antonello Cristofano che ha disposto l'imputazione coatta nei confronti degli ex manager Mps, Fabrizio Viola e Alessandro Profumo. Decidendo sull'opposizione all'archiviazione presentata dai consumatori del Codacons e dal finanziere Giuseppe Bivona, il giudice ha in sostanza «ordinato» alla procura di chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati. Le ipotesi di reato sono di falso in bilancio e manipolazione del mercato, per la presunta rappresentazione non corretta nei conti della banca dei derivati Alexandria e Santorini, nei bilanci 2012, 2013, 2014 e 2015 firmati dal tandem Profumo-Viola. «Ho certezza della correttezza del mio operato e piena fiducia nella giustizia», ha fatto sapere ieri l'ex presidente del Monte, Profumo. Ma nel frattempo la mossa del giudice di Milano complica due partite importanti che si stanno giocando in queste settimane su due fronti completamente diversi: quello della Difesa e quello bancario. Partiamo dal primo, ovvero dalle poltrone di Leonardo: come timoniere del gruppo il Tesoro, azionista di controllo, ha proposto proprio Profumo.

Una scelta che ha creato subito polemiche per il «core business» del candidato così diverso dall'attività del big della Difesa. Qualche settimana fa in un'audizione alla Camera, il ministro Pier Carlo Padoan aveva difeso la nomina citando la direttiva emanata il 16 marzo 2017 (ovvero solo due giorni prima che il Tesoro ufficializzasse le candidature). Direttiva che ha riscritto quella precedente del 2013 sulle nomine dei cda delle società controllate dallo Stato, eliminando i requisiti che prescrivevano l'ineleggibilità per chi fosse rinviato a giudizio tra l'altro per reati finanziari o per corruzione e la decadenza in caso di condanna anche non definitiva. E Profumo il primo marzo (ma la notizia è stata resa nota il 22) è stato rinviato a giudizio da un tribunale lucano per usura bancaria con i tassi di interesse di Mps. Insomma, nella nuova direttiva si è ineleggibili solo in caso di condanna definitiva per reati finanziari o societari. Profumo, però, potrebbe decidere di fare un passo indietro prima dell'assemblea dei soci fissata per il 2 e il 16 maggio (in prima e seconda convocazione) che dovrà dare il via libera alle nomine in cda. Una mossa spontanea, oppure su pressing dei fondi stranieri che potrebbero mandare un messaggio all'azionista pubblico di «scarso gradimento». Profumo non avrebbe vita facile nella gestione e questo diventerebbe un problema anche per il governo. Se l'ex banchiere decidesse di farsi da parte, in viale Montegrappa c'è chi scommette sull'ascesa di Fabrizio Giulianini, attuale responsabile Divisione elettronica, Difesa e Sistemi di sicurezza.

Ma la mossa del giudice di Milano rischia di complicare anche il salvataggio delle ex popolari venete. L'ex ad del Montepaschi, Fabrizio Viola, è infatti diventato a fine anno ad della Vicenza nonchè capo del comitato esecutivo di Veneto Banca che hanno chiesto come il Monte la «ricapitalizzazione precauzionale», cioè l'aiuto di Stato.

La Commissione Ue deve ancora esprimersi sul via libera e le notizie arrivate ieri da Milano non contribuiranno di certo ad ammorbidire i già rigidi tecnici di Bruxelles.

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