Economia

La "pulizia" costa 3,2 miliardi. Ora Mps riparte dall'anno zero

Tornano i clienti: da gennaio conti e depositi sono aumentati di 9,4 miliardi. Restano 11 grandi debitori

La "pulizia" costa 3,2 miliardi. Ora Mps riparte dall'anno zero

A cinque giorni dal Palio dell'Assunta, la festa mariana preferita dei senesi, il Monte dei Paschi chiude l'ultima semestrale prima di aprire la porta del capitale allo Stato. Ma la mano pubblica non potrà stringere Rocca Salimbeni troppo a lungo. Ecco perchè i conti approvati ieri dal cda rappresentano la fine di un lungo incubo ma anche l'inizio della vera sfida per la banca: macinare redditività tornando appetibile sul mercato nell'attesa di nuovi compagni di viaggio.

Le premesse ci sono: da gennaio a giugno, ovvero quando il futuro del Monte era ancora appeso a un filo, i clienti sono tornati in banca. Conti correnti e depositi vincolati della clientela commerciale sono aumentati di 9,4 miliardi nel periodo, e di 3,8 miliardi nel solo secondo trimestre. La raccolta diretta ammonta a 106,5 miliardi, 2 miliardi in più rispetto a dicembre e in calo di 2,8 miliardi su marzo 2017, dovuto alla componente delle controparti istituzionali e delle obbligazioni.

I conti semestrali sono però lo specchio della maxi pulizia di bilancio portata avanti sotto lo sguardo attento della Bce. Il primo giro di boa dell'anno si chiude infatti con una perdita di 3,2 miliardi a fronte di un utile di 302 milioni nello stesso periodo del 2016. Sul risultato pesano 4,6 miliardi di rettifiche dopo la cessione di 26 miliardi di sofferenze al fondo Atlante. In cassa sono invece arrivate la plusvalenza di 532 milioni per la cessione dei servizi di merchant acquiring a Carta Sì e la parziale iscrizione in bilancio di attività fiscali differite, per 530 milioni. Dopo la ricapitalizzazione di Stato il patrimonio netto ammonta a 11,3 miliardi. Prima dell'aumento, a fine giugno, il patrimonio era di 3 miliardi, in peggioramento di 3,4 miliardi da fine 2016, in seguito alla perdita del primo semestre.

I crediti verso la clientela sono stati pari a 89,7 miliardi, in riduzione di 17 miliardi sul dicembre 2016, dopo la revisione dei parametri per la concessione dei prestiti che si sono fatti assai più stringenti. L'esposizione dei crediti deteriorati lordi è scesa a 45,5 miliardi. Dai conti comincia ad emergere il lavoro fatto dalla squadra dell'ad Marco Morelli sui grandi debitori della banca: al 30 giugno le grandi esposizioni erano rappresentate da 77 posizioni per complessivi 79,3 miliardi. 16 posizioni, per un'esposizione totale di circa 17 miliardi, superavano alla data di riferimento il limite regolamentare del 25% del capitale ammissibile. Con la ricapitalizzazione dello Stato da 3,8 miliardi e il cosiddetto «burden sharing» che hanno incrementato il patrimonio di vigilanza, le grandi esposizioni si sono significativamente ridotte a 11 per quasi 59 miliardi e non si rilevano casi di superamento del limite regolamentare.

Il Monte riparte con nuovi soci: lo Stato, attraverso il ministero del Tesoro, è il primo azionista con il 52,184% del capitale in diretta proprietà seguito dalle Generali che possiedono il 4,3% del capitale attraverso il 2,06% in mano a Generali Italia spa, l'1,7% di Alleanza Assicurazioni e lo 0,5% di Genertellife. L'istituto senese risulta titolare diretta e indiretta di azioni proprie, senza diritto di voto, per il 3,1% del capitale, di cui l'1,2% attraverso Mps Capital Services.

Saranno questi nuovi soci, entro l'autunno, a riportare il Monte in Borsa e a rinnovare il cda.

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