Economia

Quegli incontri in Mediobanca

Le voci su un possibile ruolo per aiutare i francesi

La sede di Mediobanca in piazzetta Cuccia, a Milano
La sede di Mediobanca in piazzetta Cuccia, a Milano

Ieri si è appreso che l'ad di Telecom, Amos Genish, si è recato a Mediobanca. Il fatto che, nel pieno della battaglia per il controllo del gruppo e alla vigilia dell'assemblea di oggi, il numero uno del gruppo si recasse nella più internazionale e «relazionale» delle banche d'affari italiane poteva far pensare a ruolo di questa nella partita per il controllo di Telecom. Ma gli «addetti ai lavori» e alla comunicazione hanno fatto preventivamente filtrare, tramite agenzie, che «l'appuntamento si inquadra nei meeting con i manager delle principali società quotate in Borsa».

Fonti vicine a Mediobanca, già da settimane, se interrogate sul ruolo del gruppo guidato da Alberto Nagel nella battaglia per Telecom, ripetono con fermezza che non c'è niente di niente, perché Piazzetta Cuccia intende stare fuori da questa partita. Il perché si capisce bene: tra i grandi soci che controllano Mediobanca con un patto di sindacato ci sono sia Vincent Bolloré (che controlla Telecom tramite Vivendi), sia Fininvest-Mediolanum, il mondo attaccato dalla stessa Vivendi con il tentativo di scalata a Mediaset. Quindi meglio stare alla larga.

Eppure le voci di un lavoro sotto traccia - per ora senza mandato - da parte di Mediobanca per favorire un accomodamento si sono intensificate in queste ore. Un lavoro che avrebbe come obiettivo di fondo quello di salvaguardare, se non gli interessi, almeno l'«immagine finanziaria» dei francesi, pesantemente ammaccata in questi ultimi mesi. E proprio ieri, dopo il verdetto del giudice di Milano favorevole a Vivendi contro Elliott, pare che nei palazzi del gruppo bancario l'umore fosse molto buono. D'altra parte una tale posizione , sarebbe semplicemente coerente con il fatto che Nagel è anche in stretto rapporto azionario con tutti gli altri francesi che contano in Italia: dall'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che è suo azionista; a quello delle Generali, Philippe Donnet, che è un suo nominato. E nessuno meglio di Mediobanca avrebbe i canali migliori per tranquillizzare la futura classe politica dirigente sulle intenzioni francesi.

Se si tratta solo di fantafinanza lo si vedrà presto.

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