Economia

Questi scozzesi, più coerenti degli inglesi, difendono con i denti i loro interessi

L'indipendentismo della premier Sturgeon si rivela in linea con lo spirito della Ue

Questi scozzesi, più coerenti degli inglesi, difendono con i denti i loro interessi

Dall'altro giorno - da quando cioè il Parlamento di Edimburgo ha chiesto ufficialmente il referendum sull'indipendenza da quella che ancora chiamiamo Gran Bretagna per poter, così, restare nell'Unione Europea ho un interrogativo che mi assilla. Mi sto chiedendo se si sia stata più egoista la perfida Albione che, dopo il voto della Brexit, ha avviato ufficialmente la procedura per divorziare dagli ormai ex-soci della Comunità, o la stessa Scozia che adesso chiede di lasciare gli inglesi per restare con i partner del vecchio continente.

La domanda che mi pongo è di difficile soluzione: egoisti gli uni, egoisti gli altri, alzi la mano chi è in grado di trovare una risposta esauriente a questo quiz che sa tanto di Rischiatutto. Eppure, a pensarci bene, credo che gli scozzesi abbiano finora dimostrato di essere un po'più coerenti: avranno pure il gonnellino, ma ora stanno dimostrando di saper portare anche i pantaloni. A differenza degli inglesi e dei gallesi che hanno maggiori responsabilità per la semplice ragione che Cameron, l'anno scorso, ha preso troppo sottogamba la consultazione popolare di giugno tanto da lasciarci le penne come, poi, è successo anche a Renzi al nostro referendum costituzionale del 4 dicembre.

Evidentemente a Downing Street non hanno tenuto in debito conto il fatto che i sudditi di Sua Maestà amano da sempre lo splendido isolamento più di ogni altra cosa. Ed è così accaduto quello che meno ti aspettavi dopo 45 anni di vera Union Jack come membro molto attivo e dinamico dell'Unione: un brusco divorzio, il primo da quando è nato il club di Bruxelles. E la rottura, ancora prima di essere ratificata, comincia a creare seri problemi a Theresa May, Scozia a parte. Non è un caso che sia già apparsa meno rigida sul problema degli ingressi degli immigrati anche perché l'attentato di Londra della settimana scorsa davanti al Parlamento ha fatto innalzare, da una parte, il livello di guardia sul fronte della sicurezza interna ma, dall'altra, ha convinto il primo ministro ad essere meno rigida sul problema degli ingressi. Anche in questo caso, infatti, l'eccessivo egoismo nazionale rischia di rivelarsi un boomerang. Diverso è, invece, il discorso degli scozzesi - con una altra first lady in prima linea, Nicola Sturgeon - che oggi reclamano l'indipendenza dal Regno Unito per colpe altrui. Se infatti Londra avesse detto no alla Brexit, i cugini che stanno sopra il mitico Vallum Adriani non avrebbero concretamente ripristinato il vallo anche se non hanno mai amato quelli del Tamigi: pur se inguaribilmente autonomisti, sarebbero rimasti tali solo a parole.

Ma oggi la situazione è cambiata e gli scozzesi, anche se amano solo fino ad un certo punto la Ue, forzando proprio sulla volontà di restare a tutti i costi con Bruxelles, hanno trovato l'occasione giusta per reclamare l'indipendenza. E, in tal senso, si dimostrano più coerenti allo spirito europeo e a quell'adesione fortemente voluta dal conservatore Edward Heath e subito messa a in discussione dal suo successore, il laburista Harold Wilson. Ancora una volta, insomma, gli uomini in kilt hanno dimostrato di saper difendere i propri interessi.

Con buona pace della May che ci ha confermato un forte sospetto: lei non è certo la Thatcher.

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