Economia

Referendum Alitalia, tensione tra i lavoratori E pure tra gli azionisti

A Fiumicino e Milano dipendenti divisi. Si vota fino al 24. Unicredit: "Persi già 500 milioni"

Referendum Alitalia, tensione tra i lavoratori E pure tra gli azionisti

«Sei favorevole al verbale di confronto sottoscritto con il Governo e Alitalia in data 14 aprile 2017?». Questo il testo del quesito referendario le cui operazioni di voto si sono aperte ieri mattina tra un'alta affluenza e molte tensioni tra i lavoratori. Fin dalle prime ore del mattino lunghe file sono state registrate soprattutto nell'area equipaggi di Fiumicino. Sono oltre 12mila i dipendenti della compagnia chiamati a rispondere con un sì o un no in merito al pre accordo siglato il 14 aprile scorso. Tra i lavoratori in attesa di esprimere il proprio voto, la proiezione, al momento, sarebbe orientata verso il «no». Ma è ancora molto presto per avere dati indicativi.

Secondo fonti vicine alle operazioni, in diversi seggi (sono complessivamente 7: 5 a Fiumicino, 1 a Malpensa e 1 a Milano-Linate) si sarebbero verificati momenti di tensione con discussioni accese tra i votanti. D'altra parte è nota la spaccatura in atto al momento tra personale di terra (più propenso al sì) nonostante una cigs a rotazione per due anni pari ad una riduzione della forza lavoro di mille unità con una perdita delle retribuzioni del 20% rispetto a oggi; e di volo (contrario) in particolate al taglio dell'8% delle retribuzioni. In gioco, per i votanti, c'è il futuro della compagnia aerea, ma soprattutto il proprio posto di lavoro.

Un forte clima di tensione anima anche i soci italiani di Alitalia alle prese con un investimento sempre più ad alto rischio. A uscire allo scoperto ieri è stata in particolare Unicredit che su Alitalia, dove possiede poco più del 16%, circa il 32,8% di Cai, ha ammesso di aver perso «quasi 500 milioni». «Una cifra importante, sono tanti soldi» ha detto il direttore generale della banca, Gianni Franco Papa, rispondendo ai soci in assemblea. Su Alitalia, ha spiegato Papa, «il processo negoziale di ristrutturazione è tuttora in corso e la banca è impegnata a trovare la soluzione migliore nell'interesse di tutti gli stakeholder». Papa ha aggiunto che si stanno valutando «tutte le opzioni» che devono essere compatibili con la normativa sugli aiuti di Stato. Il manager di Unicredit ha quindi aggiunto: «Abbiamo sempre sostenuto Alitalia e vorremmo continuare a farlo in futuro e per questo dobbiamo essere certi che per Alitalia ci sia una soluzione sostenibile in una prospettiva di lungo periodo». Papa ha quindi notato che «ogni decisione dovrà considerare gli interessi di dipendenti, clienti e azionisti di UniCredit». E come sono messi gli altri soci?

Cifre ufficiali non ce ne sono, ma va ricordato che gli altri principali azionisti di Cai sono Intesa con il 32,02%, Popolare di Sondrio che ha il 12,40%, Atlantia il 7,63%, Banca Mps il 3,14% e Poste con il 2,75%. In particolare guardando ai bilanci di Intesa, dal 2012 a oggi, i costi a carico di Ca'de Sass e imputabili al sostegno della compagnia aerea, ammontano a circa 300 milioni di euro. Quindi solo i primi due soci italiani hanno perso 800 milioni in appena 4 anni.

Dati che, considerando l'impegno degli altri azionisti italiani, portano il conto finale dei soci Cai sicuramente sopra il miliardo.

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