Economia

Rush finale a due su AnsaldoBreda

Gli altiforni Ilva non si spegneranno. Governo ed Eni hanno trovato un'intesa, secondo fonti ministeriali, che consente di continuare i rifornimenti di gas in default all'acciaieria, scongiurando lo stop annunciato per fine mese. Un intervento che vedrebbe direttamente in campo il prefetto di Taranto, in grado di imporre il proseguimento della fornitura per motivi di pubblica sicurezza, e salutato con sollievo nel capoluogo pugliese: «Le notizie trapelate nelle ultime ore, circa la ripresa dell'attività degli altiforni Ilva, e quindi sullo stop impresso alle procedure di messa in sicurezza degli impianti, arrivano a rasserenare un clima gravato da ancora molte incognite sul futuro dello stabilimento», commenta il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo.

Ma è solo una tappa di un percorso ancora in divenire: il dossier Ilva è tra i più «caldi» del momento, anche politicamente. E il tempo stringe: Matteo Renzi vuole che tutto sia deciso la vigilia di Natale. «La madre di tutte le questioni è l'Ilva di Taranto - ha ribadito ieri il premier - su cui ci sarà un intervento nel Consiglio dei ministri del 24 dicembre».

Sul provvedimento che ha per obiettivo il rilancio dell'acciaieria tarantina, stanno lavorando da giorni i tecnici di Palazzo Chigi gomito a gomito con i colleghi dei ministeri direttamente coinvolti, cioè Sviluppo, Tesoro e Ambiente. Tante le ipotesi sul tappeto, ma un fatto sembra praticamente certo; di vendita ai privati non è questione, almeno per il momento. La strada che il governo ha scelto, e che sarà probabilmente formalizzata mercoledì in un decreto, coinvolgerebbe invece la Cdp, che concederebbe un finanziamento-ponte, e Fintecna: quest'ultima controllerebbe la newco che prenderebbe in affitto gli impianti di Ilva, in modo da proseguire la produzione. L'idea non dispiace ai sindacati: «A sostegno del sito dell'Ilva occorre intervenire presto e bene - dice Rocco Palombella, segretario generale della Uilm -. In questo senso l'impegno pubblico da parte dello Stato appare come la soluzione possibile che trova il nostro favore».

Praticamente certa la nomina di un nuovo commissario straordinario al posto di Piero Gnudi, meno scontata appare la scelta del nome: il più «gettonato» resta ancora Andrea Guerra, l'ex ad di Luxottica e consigliere personale di Renzi, che dovrebbe partecipare al prevertice di martedì 23 dicembre insieme al ministro Federica Guidi e al commissario Gnudi.

Intanto, il governo incassa un primo risultato: i due giorni di colloqui tra l'ad del Cane a sei zampe, Claudio Descalzi, e il ministro Guidi, avrebbero dato vita a un accordo informale ma che permette, comunque, di superare l'ostacolo più urgente, la sospensione della fornitura annunciata da Eni per fine mese a causa della fine del cosiddetto «regime di default», che aveva anche suscitato critiche a proposito del doppio - e imbarazzante - ruolo di Emma Marcegaglia, presidente di Eni, ma anche diretta interessata all'acquisto dell'Ilva, attraverso la cordata ArcelorMittal. By-passata quindi anche la richiesta della fideiussione da 250 milioni, richiesta da Eni, secondo l'Ilva, per continuare a servire l'acciaieria tarantina. Ma l'Ilva non dispone oggi di tale somma. Anzi, come ha ricordato il commissario Gnudi nei giorni scorsi, «ci sono i soldi per gli stipendi di dicembre, massimo di gennaio, oltre non si va».

E la situazione si fa ogni giorno più difficile: giovedì scorso un black-out ha provocato lo stop di due gru dell'Ilva adibite allo scarico delle materie prime dalle navi e due operai sono rimasti bloccati a 60 metri di altezza, poi salvati dai vigili del fuoco.

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