Economia

Saipem al test delle cessioni «Fiammata» in Borsa: +2,3%

Il gruppo potrebbe cedere le attività di perforazione: una partita da 2 miliardi. E il settore torna a investire

Saipem al test delle cessioni «Fiammata» in Borsa: +2,3%

Saipem si prepara a superare la soglia dei 5 euro in Borsa, dritta verso quota 6 euro. La società di ingegneria petrolifera sta rialzando la testa, anche in Piazza Affari, dopo un lungo periodo di difficoltà iniziato con la crisi dei corsi petroliferi. A dare sprint al titolo, che ieri ha chiuso la seduta in Borsa con un rialzo del 2,33% a 4,82 euro, è la notizia - dell'ultima ora - che vedrebbe la società pronta a mettere sul mercato asset per 2 miliardi. Ma non solo.

Gli analisti scommettono nella ripartenza degli investimenti oil, e quindi dei contratti per Saipem, che lavora a servizio del business petrolifero. La riorganizzazione del gruppo, e il nuovo business green non sono da meno, ma per gli analisti i primi effetti sul bilancio si vedranno più in là nel tempo. Stando alle ultime indiscrezioni è arrivato il momento per Saipem di fare cassa. Bloomberg ha rilanciato come imminente il progetto, già annunciato con la presentazione dei conti, di mettere sul mercato le divisioni onshore e offshore drilling, in soldoni il business di perforazione di pozzi e rocce in mare aperto e sulla terra ferma.

In particolare, il gruppo italiano guidato dall'ad Stefano Cao sarebbe in trattative per vendere le due divisioni con transazioni separate. Nessun dettaglio sulle modalità e sulla valorizzazione degli asset trapela da Bloomberg. Sul piatto ci sono, dunque, due opzioni: la vendita in toto o in parte o la partnership con qualche altro operatore del settore, quindi una fusione. Ma quanto valgono le due divisioni che gestiscono 84 impianti di proprietà (onshore) e hanno 12 mezzi operativi (offshore)? Gli analisti sono orientati su almeno a 2 miliardi. Equita calcola un valore contabile (book value) per le due divisioni di circa 1,9 miliardi. In linea Kepler che parla di 2 miliardi, e Fidentiis (1,8 miliardi). Mentre Banca Imi, più ottimista, individua un valore molto più alto tra i 3 e 4 miliardi. Una cosa è certa, se dovesse andare in porto, l'operazione darebbe un bel colpo di spugna al debito che passerebbe da 1 miliardo, a cassa netta per 880 milioni.

Al di là delle speculazioni dell'ultima ora, comunque, la ripresa di Saipem nasce «dalla scommessa degli investitori, che comprano azioni, su una ripartenza del mercato oil e dei suoi investimenti, che avevano subito un durissimo stop con il crollo dei prezzi del petrolio da 100 a 30 dollari», spiega un analista finanziario sottolineando però che si tratta «di una piccola ripresa che necessita cautela». Dal punto di vista della strategia industriale, il focus di Saipem verso le divisioni Engineering and Construction è poi per gli analisti la strada giusta per fare utili. In particolare, secondo quanto dichiarato dal Cao nel corso dell'Offshore Mediterranean Conference, Saipem punta a sviluppare le infrastrutture di gas «nel Mediterraneo orientale tra Grecia, Cipro, Libano, Israele ed Egitto».

Saipem, inoltre, come altri grandi big del settore ha iniziato un percorso di diversificazione del business legato alla transazione energetica verso le fonti rinnovabili. «Siamo interessati a progetti di trasporto alternativi che riguardano il gnl» ha detto l'ad, spiegando che l'azienda intende «aumentare la presenza nei mercati a bassa emissione di CO2, come l'eolico offshore, la conversione di biomassa, il solare a concentrazione e la geotermica, e in settori emergenti come l'eolico d'alta quota e le energie marine».

Business che gettano le basi per un futuro diversificato, e quindi meno esposto alla volatilità del petrolio, «ma che vedrà i suoi frutti sui numeri di bilancio almeno tra un paio di anni» sottolinea un analista che considera il 2019 ancora un anno di transizione dopo un 2018 chiuso in rosso per 472 milioni.

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