Economia

Salini Impregilo punta a 9 miliardi di fatturato

Salini: «Stop alle acquisizioni ma più dividendi. E in Italia raddoppieremo gli addetti». Colpo in Etiopia da 2,5 miliardi

Pierluigi Bonora

Londra Corre il business di Salini Impregilo con nuove commesse per oltre 4 miliardi tra gennaio e aprile di quest'anno. E si rafforza negli Stati Uniti dopo l'acquisizione, definita in gennaio per oltre 400 milioni, di Lane, primo costruttore di autostrade e di asfalto Oltreoceano. I contratti riguardano progetti da realizzare in Usa, Australia, Etiopia, Brasile e Turchia. L'Etiopia, in particolare, grazie al contratto di 2,5 miliardi siglato dal colosso delle costruzioni guidato da Pietro Salini, vedrà nascere, nell'area di Koysha, una diga alta 170 metri, con un volume del serbatoio di 6mila milioni di metri cubi per una produzione di energia annua di 6.460 Gwh.

Il nuovo mega progetto è stato presentato alla Royal Society di Londra, insieme agli obiettivi al 2019 del General contractor italiano che fa business in quasi tutto il mondo: un portafoglio ordini, solo per le costruzioni, di 39 miliardi di euro; 9 miliardi di ricavi stimati, più del 30% dei quali negli Usa; un margine ebitda atteso del 10%; infine, più di 900 milioni di free cash flow prima del dividendo cumulato. Per l'anno in corso, Salini Impregilo prevede oltre 6,1 miliardi di euro e un margine ebitda del 9 per cento.

Oltre alla commessa in Etiopia, Paese la cui crescita è a due cifre e che ambisce a diventare la locomotiva nonché il polmone energetico del Continente africano, il gruppo si è assicurato contratti per 1,2 miliardi di dollari negli Usa attraverso la controllata Lane che, di fatto, contribuirà a far sì che, per Salini Impregilo, il mercato a stelle e strisce sia sempre più determinante nella tenuta e nel miglioramento dei conti. «Negli States vogliano crescere», ha sottolineato Salini. Secondo l'ad, «ora il gruppo può camminare sulle proprie gambe ed è in grado di crescere ancora». All'orizzonte, inoltre, non ci sono altre acquisizioni in quanto, ha spiegato Salini, «per comprare bisogna spendere e, quindi, si rischia di creare insoddisfazione tra gli azionisti, che devono essere remunerati. Punti fermi del piano sono, infatti, ridurre il debito (quello lordo scenderà da 2,2 a 1,8 miliardi) e premiare gli investitori». Al 2019, in proposito, il gruppo stima di raddoppiare il pay-out al 40%.

A Londra, all'incontro con il mercato, c'erano anche Massimo Ferrari, direttore generale e cfo del General contractor, e Robert E. Alger, ad di Lane. Il manager americano ha ricordato come, nel 2020, per il non-residenziale, gli Usa siano destinati a essere «il terzo mercato più importante al mondo, con un valore di 228 miliardi di dollari». Importante, secondo Alger, sarà anche il ruolo del governo federale di Washington.

Alla fine del nuovo piano industriale («Un solido percorso per la nostra crescita futura», il filo conduttore) Salini Impregilo avrà una quota del 18% del proprio fatturato generata in Italia (la stessa del resto d'Europa) e quasi raddoppierà i suoi dipendenti nella penisola: da 4.550 a circa 8mila.

«Assieme agli Stati Uniti ora puntiamo su Europa e Italia - ha precisato Salini - anche se nel nostro Paese abbiamo dovuto far slittare 800 milioni di fatturato per l'avvio di lavori già aggiudicati, a partire dalla Milano-Genova e dalla Padova-Mestre. Ma contiamo che le nuove regole a partire dal Codice degli appalti facilitino il compimento delle infrastrutture».

In giugno, infine, saranno consegnate tre fra le principali opere infrastrutturali costruite nel mondo: il 26 sarà la volta del nuovo Canale di Panama (ad attraversarlo per primo sarà un cargo cinese), l'impianto idroelettrico di Gibe III (Etiopia) e il Centro culturale della Fondazione «Stavros Niarchos» che ospiterà il Teatro dell'opera di Atene.

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