Economia

Scioperi reiterati, crisi e rincari sulla benzina Giù il mercato dell'auto, mai così male la Fiat

A febbraio la propensione all’acquisto di autovetture era cresciuta, ma a marzo il mercato ha subito una nuova battuta d'arresto. Sul pesante calo ha influito un mix di fattori che rischia di mettere il ginocchio il settore: lo sciopero delle bisarche che è durato oltre sei settimane, i rincari sulla benzina e sulle assicurazioni, la crisi congiunturale. Il Lingotto mai così male da 32 anni: immatricolate quasi 36mila vetture

Scioperi reiterati, crisi e rincari sulla benzina Giù il mercato dell'auto, mai così male la Fiat

Nuova batosta per il mercato dell'auto. A marzo ha subito un tonfo del 26,7% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha, infatti, registrato 138.137 nuove immatricolazioni contro le 188.495 del marzo del 2011. Lo scorso febbraio il mercato italiano aveva chiuso in calo del 18,94%. A pesare sul mercato delle auto sono gli effetti della crisi congiunturale, i continui rincari sui carburanti, la forte crescita delle assicurazioni e le mancate consegne per lo sciopero delle bisarche. Un mix letale che sta mettendo in ginocchio il settore.

Nel peggior marzo degli ultimi trentadue anni, il Lingotto ha immatricolato in Italia quasi 36mila vetture, ottenendo una quota del 26%. Era infatti dal 1980 che non si vendevano così poche auto nel mese: Allora furono 122.400. Ancora una volta sono Fiat le vetture più vendute nel mese: Panda e Punto, mentre tra le top ten si conferma anche la Lancia Ypsilon. Alfa Romeo Giulietta è stabilmente tra le vetture più vendute del segmento "C" con il 14% di quota. Jeep continua a crescere: in marzo aumenta i volumi del 33,7% e la quota di 0,2 punti percentuali.

Secondo il centro studi Promotor, sul risultato negativo del mese scorso, ha influito lo sciopero delle bisarche, che è durato oltre sei settimane ed è stato sospeso soltanto il 28 marzo. "Qualche elemento utile per valutare l’effetto bisarche può venire dai dati sull’ultimo grande sciopero di questi mezzi per il trasporto di autoveicoli, che si ebbe nel 2005 e che durò dal 26 aprile al 24 maggio", spiega il centro studi facendo presente che a suo tempo il calo in maggio in una situazione di mercato sostanzialmente stabile fu del 27%. Una percentuale, cioè, più o meno uguale al calo del marzo scorso, che si è invece prodotto in una situazione di mercato fortemente negativa, dato che in gennaio e in febbraio si era registrato un calo del 17,8%. "Il calo del 26,7% registrato in marzo non è coerente con un forte impatto negativo dello sciopero delle bisarche e contemporaneamente con una domanda in calo del 17,8% come nel primo bimestre - continua lo studio - o le sciopero delle bisarche, al di là degli alti lai degli addetti ai lavori, non ha avuto un grande impatto sulle vendite o la domanda in marzo non è stata così depressa come nei primi due mesi dell’anno".

Alcuni elementi sembrano accreditare quest’ultima ipotesi. L’Osservatorio Findomestic ha rilevato in febbraio un incremento della propensione all’acquisto di autovetture. Vi è dunque un atteggiamento meno negativo da parte dei potenziali acquirenti di autovetture che, se non vi fosse stato l’effetto bisarche, avrebbe forse consentito di contenere il calo di marzo su valori significativamente più bassi di quelli del primo bimestre. Secondo Jacques Bousquet, presidente dell’Associazione delle case automobilistiche estere in Italia (Unrae), "sarà molto difficile riuscire a recuperare nei prossimi mesi senza interventi strutturali di sostegno all’auto". Visti i numeri in proiezione l'Italia perderà circa 2,3 miliardi di euro di minor gettito Iva, 1 miliardo di euro dall’evasione della tassa di possesso, 105 milioni di euro di mancato introito da un inutile superbollo e deve tenersi pronto ad affrontare un problema occupazionale aggiuntivo determinato dalla chiusura di diverse centinaia di concessionarie e di officine di assistenza post vendita.

Saranno, infatti, circa 350 i concessionari di auto che chiuderanno nel 2011, con una perdita complessiva di circa 10mila addetti.

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