Economia

La sfida del pomodoro made in Tuscany

Il gruppo Petti preme sulla Regione per il progetto di filiera 2016

Pierluigi Bonora«Siamo pronti a lavorare 100mila tonnellate di pomodoro fresco - dice Pasquale Petti, amministratore delegato dell'omonimo gruppo, in prima fila nella battaglia del pomodoro toscano - e ad avviare entro l'anno l'investimento di 60 milioni che, entro il 2022, potrà dar vita a un nuovo stabilimento nella zona industriale di Venturina Terme (Livorno)». Con l'obiettivo di farlo diventare il più grande complesso dell'industria alimentare in Toscana. «Tutto questo, però - spiega Petti - potrà avvenire solo se la Regione Toscana, con il suo presidente Enrico Rossi, fornirà il sostegno finanziario necessario per l'attuazione del progetto cominciato nel 2012 con la firma del protocollo d'intesa insieme agli agricoltori e all'industria di trasformazione».A sollecitare la Regione a pigiare sull'acceleratore e, soprattutto, a inserire il progetto nel prossimo Pif (Progetti integrati di filiera) o Por (Progetto operativo regionale), tra giugno e settembre, sono tutti gli agricoltori toscani rappresentati da Asport (nel 2010 manifestarono, a Firenze, per il prezzo del pomodoro fresco troppo basso) e l'industria di trasformazione rappresentata da Petti, 34 anni, quarta generazione di una famiglia che, dal 1925, si occupa di conserve di pomodoro: trasformazione e produzione con vari impianti in Italia, il principale a Venturina. Una presenza, quella del Gruppo Petti, fondamentale per l'economia e l'occupazione nel territorio (250 i lavoratori diretti) e soprattutto per la valorizzazione del pomodoro toscano.«Se la Regione risponderà a questo appello - aggiunge Petti - ci metterà subito nelle condizioni sia di poter programmare l'investimento per i prossimi anni sia di confermare ad Asport, i produttori ortofrutticoli toscani in rappresentanza di oltre 150 aziende agricole, di piantare il pomodoro nelle maggiori quantità contrattate per la Campagna 2016 con la certezza che, da parte nostra, la cessione del prodotto fresco sarà remunerata a un prezzo anche superiore a quello del contratto nazionale, al fine di garantirci la migliore qualità possibile per la materia prima da trasformare; in pratica, una via di mezzo, intorno a 80 euro, rispetto all'ultima offerta di 75 euro per tonnellata, come vuole l'industria, e i 92 euro della passata stagione».Le ricadute dell'avvio dei lavori per il nuovo stabilimento, che sorgerà a pochi chilometri dall'ex impianto del Gruppo Lucchini, porterà un aumento dell'occupazione nell'industria Petti fino a 500 addetti con vantaggi per almeno 3.000 persone coinvolte nella riqualificazione, in chiave alimentare, dell'area. Se le produzioni di vino e olio toscani godono di importanti contributi, non è così per il pomodoro made in Tuscany.

«Solo seguendo questo specifico iter - spiega Petti - si potrà realizzare il piano di rilancio della filiera del pomodoro toscano come coltura internazionale allo stesso livello di vino e olio, portando avanti anche il riconoscimento dell'ortaggio come Igp (Indicazione geografica protetta)».

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