Economia

Sofferenze indietro di 10 anni ma è credit crunch al contrario

Crediti inesigibili al livello del 2010. I nuovi impieghi crollano però a scendere è la domanda delle imprese

Sofferenze indietro di 10 anni ma è credit crunch  al contrario

Le sofferenze delle banche italiane tornano a livelli di 10 anni fa. Prima della gigantesca crisi del debito e dello spread che ha sconvolto il sistema finanziario E le stesse banche italiane. Questo e alcuni altri dati appena forniti dall'Abi nel suo rapporto mensile ci danno il quadro di come inizia questo terzo decennio del secolo per il sistema creditizio, dove nulla sarà più come prima: il credito cambia faccia, diventando meno rischioso (calo delle sofferenze) ma anche meno richiesto (forte calo degli impieghi). I tassi bassi la fanno da padrone. Tanto che a chiedere ancora soldi in prestito alle banche sono, più che le imprese, le famiglie. Ma andiamo per ordine.

A novembre le sofferenze (cioè i crediti inesigibili) delle banche italiane, al netto di svalutazioni e accantonamenti, scendono per la prima volta dopo quasi dieci anni sotto la soglia dei 30 miliardi (29,6). Nel novembre del 2018 erano pari a 38,3 miliardi. Per ritrovare un dato migliore bisogna risalire al maggio del 2010 (29,3 miliardi). Idem per il rapporto con gli impieghi, che torna all'1,7% degli anni 2000. La riduzione delle sofferenze nette è di oltre 59 miliardi (-66,7%) se si considera il livello massimo raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi).

D'altra parte - ed è il secondo dato - i prestiti delle banche alle imprese stanno crollando. A novembre la contrazione è dell'1,9%, il risultato peggiore dal 2015, ma in un mondo del tutto cambiato: non sono più le banche a chiudere i rubinetti, bensì sono le imprese - anche per la stagnazione degli investimenti - che chiedono meno. «C'è richiesta dalle imprese solo per finanziamenti legati al circolante e alla ristrutturazione del debito» dice il vice direttore generale Abi Gianfranco Torriero. In particolare, posto uguale a 100 il valore reale degli investimenti fissi lordi al primo trimestre 2008, nel terzo trimestre del 2019 l'indice si è posizionato a 81,7 con una perdita complessiva pari a 18,3 punti. La minore domanda cumulata di investimenti è nell'ordine dei 900 milioni.

La prova - ed è il terzo elemento importante - sta nei tassi applicati ai nuovi prestiti alle imprese, che hanno raggiunto il nuovo minimo storico dell'1,27%. Non a caso continua a crescere invece il totale dei prestiti alle famiglie. Il dato è aumentato a novembre del +2,3% su base annua, (+2,4% nel mese precedente; -1,5% a novembre 2013). La dinamica, sottolinea l'Abi, è rimasta solida tanto per la componente dei mutui per l'acquisto di abitazioni (+2,5% la variazione annua), quanto per quella del credito al consumo.

MZ

Commenti