Economia

Per il Sole 24 Ore arriva il test dei maxi-tagli

Moscetti: «Misure non più rinviabili». Il gruppo rischia la riduzione del capitale per perdite

Camilla Conti

Una «complessiva stabilità dei ricavi, la valorizzazione delle attività a maggior potenziale e redditività» e poi il contenimento dei costi diretti, la «riduzione sostenibile dei costi del personale unitamente alla razionalizzazione dei costi operativi». Sono queste le linee guida del piano di rilancio del Sole 24 Ore decise ieri da un cda fiume andato avanti fino tarda serata. Sul fronte industriale, l'ad Franco Moscetti intende accelerare l'integrazione tra carta e digitale «in un unico circuito informativo che riflette la priorità digitale», si legge in una nota diffusa al termine del consiglio. In merito alle altre aree di business, il piano prevede un forte impulso per l'area della Formazione, la ridefinizione del modello di business della Cultura e l'ottimizzazione della performance della Radio. I ricavi passeranno dai 285 milioni dl 2016 a 295 milioni nel 2020. Il solo quotidiano, mantenendo i ricavi a 110 milioni, vedrà l'ebitda passare da 3 a 11 milioni. Sul fronte dei costi, le principali iniziative previste riguarderanno materie prime, produzione e distribuzione. «É inoltre prevista la riduzione del ricorso a collaboratori esterni e l'ottimizzazione dei costi degli editorialisti» e sarà messa in campo un'ampia riorganizzazione dell'organico (giornalisti, dirigenti, poligrafici, grafici e radiofonici). Si tratta di un pacchetto di misure «impegnative ma non più differibili», le ha definite Moscetti.

I dati preconsuntivi al 31 dicembre 2016, infatti, riflettono un patrimonio netto negativo che, se confermato, porterebbe la società nella situazione di cui all'articolo 2447 del codice civile. Ovvero riduzione del capitale per perdite. Il board ha quindi deliberato di accelerare «quanto più possibile le attività per il completamento e la finalizzazione dei dati al 31 dicembre 2016» rinviando però l'autorizzazione a una seduta successiva. Se «ne venissero confermati i presupposti», verrà convocata l'assemblea straordinaria per la valutazione e l'approvazione di un aumento di capitale «le cui dimensioni e caratteristiche saranno stabilite sulla base dei dati patrimoniali definitivi e del piano finanziario in corso di elaborazione».

Il rilancio del Sole si intreccia, intanto, con l'imminente tornata di nomine al vertice delle tre associazioni «territoriali» che erogano il maggior contributo all'azionista di controllo, Confindustria: Assolombarda, Confindustria Bergamo e l'Associazione Industriale Bresciana. A Milano il numero uno di Assolombarda, Gianfelice Rocca, gradirebbe passare il testimone al suo vice Carlo Bonomi (alla guida del gruppo biomedicale Synopo) mentre c'è chi auspica la discesa in campo di Sergio Dompé, attuale presidente di Farmindustria. A Brescia, invece, nella sfida per la presidenza degli industriali si prospetta una sfida fra Franco Gussalli Beretta, presidente della fabbrica d'armi, e Giuseppe Pasini, al timone del gruppo siderurgico Feralpi e attuale vicepresidente dell'associazione, nonché in ottimi rapporti con Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa che a Brescia conta ancora molto.

Come al Sole, visto che è il principale creditore del gruppo.

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