Economia

Sulla fusione la Fiat non cede: «Il recesso resta così com'è»

«Nessuna intenzione di modificare il tetto dei 500 milioni stanziati per i soci contrari. L'operazione va avanti come è stata approvata»

«Resta fermo a 500 milioni il tetto entro il quale devono rimanere i recessi Fiat per garantire la fusione con Chrysler». È la stessa Fiat, attraverso un portavoce, a mettere nero su bianco le proprie intenzioni nel caso in cui un numero elevato di azionisti chieda di rinunciare a prendere parte all'integrazione con Chrysler esercitando il diritto di farsi liquidare l'investimento che non è più concorde con la trasformazione della società. Dopo gli scossoni subiti dal titolo e il diffondersi di indiscrezioni che davano come probabile il superamento della soglia, ieri il Lingotto ha voluto smentire «voci di stampa» secondo cui la Fiat «potrebbe convocare un'assemblea straordinaria per rinunciare o elevare il limite di 500 milioni cui la fusione è subordinata, se tale limite fosse superato». Se questo accadesse, «l'assemblea potrebbe semplicemente approvare un nuovo progetto di fusione - chiarisce - il che condurrebbe alla fissazione di un nuovo prezzo del recesso sulla base del più recente corso del titolo e ridurrebbe gli esborsi».

Quasi un avvertimento per il mercato, e gli azionisti, che rimettere mano alla fusione vorrà dire avvanntaggiare il gruppo, con una sforbiciata al prezzo del recesso. Un azzeramento possibile, ma non così certo, alla luce dei tecnicismi legati a questa scelta e ai recenti movimenti del titolo. Innanzitutto, il diritto di «tirarsi indietro» non spetta a tutti. Ma solo a coloro che avevano in portafoglio le azioni Fiat al 31 luglio 2014 e, successivamente, non hanno movimentato i titoli. Inoltre, aderirvi da un punto di vista puramente pratico, non è semplice per un piccolo risparmiatore. La domanda di recesso va inviata via raccomandata, entro il 20 agosto, alla Fiat Spa a Torino. La raccomandata dovrà contenere un'esplicita dichiarazione di recesso con dati personali, il numero delle azioni possedute, e tutti i dettagli dell'intermediario che detiene i titoli, incluso un attestato che confermi che sono liberi da ogni peso ed onere. In parallelo, anche l'intermediario deve inviare a Fiat una certificazione ad hoc. Veniamo al nodo principale, ovvero il prezzo. Le azioni verranno liquidate a 7,727 euro, la media aritmetica dei prezzi Fiat nei sei mesi pre-assemblea. Ed è proprio intorno a questo valore che si gioca l'operazione. Nei primi giorni post assise, il titolo è stato oggetto di una caduta libera fino a 6,26 euro ed è quindi plausibile che qualche investitore spaventato abbia deciso di aderire per sperare di ottenere i 7,72 euro promessi. Tuttavia, il quadro sta cambiando e il titolo è in fase di riallineamento: ieri ha chiuso a 7,11 euro (+1,79%). Certo più del prezzo, per un piccolo investitore, potrebbe contare il fattore tempo che prevede 180 giorni per la liquidazione.

Insomma, aderendo al recesso l'investimento è «congelato» per sei mesi.

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