Economia

Il superdividendo infiamma le Poste

È l'ipotesi alternativa al collocamento bis. I vertici in scadenza e le scelte strategiche

Cinzia Meoni

L'ipotesi di un rendimento al 18% ha messo le ali ieri a Poste Italiane che, dopo essere stata penalizzata nell'ultimo mese dall'attesa seconda fase della privatizzazione con il collocamento di un altro 30% del capitale, ha chiuso in rialzo del 4,6% a 6,35 euro, vicino ai massimi del 2017. Ma sul gruppo guidato da Francesco Caio rimangono alcuni punti interrogativi sia a livello di business sia di governance.

Partiamo dalle voci di riassetto: secondo indiscrezioni il governo pensa di cedere il 29,3% ancora detenuto in Poste a Cassa Depositi & Prestiti (controllata dal Tesoro), che già ha il 35% del gruppo.

L'operazione sarebbe appunto preceduta dalla distribuzione di un dividendo straordinario di un miliardo circa, che si aggiungerebbe alla cedola ordinaria stimata, complessivamente, in 500 milioni. Insomma una mezza partita di giro che consentirebbe a Cdp di finanziare l'acquisizione con la cedola. «Le decisioni sull'evoluzione della struttura del capitale sono capo all'azionista Stato che sta valutando», ha detto ieri Caio in un'audizione alla commissione Industria del Senato.

La stessa prospettiva di una maxi-distribuzione di risorse solleva tuttavia qualche dubbio nelle sale operative. «Potrebbe compromettere la crescita potenziale del gruppo e le operazioni di fusione e acquisizione», sostiene Banca Akros che tuttavia è positiva sul titolo (7,9 euro il prezzo obiettivo). Caio ha ribadito che, come già «comunicato al mercato», Poste Italiane distribuirà un dividendo pari all'«80% dell'utile netto». I conti sono attesi il 15 marzo e, secondo le stime di Intermonte, il gruppo ha chiuso il 2016 con un utile netto di 614 milioni.

Caio ha poi sottolineato che Poste ha vissuto un «triennio di crescita» per «ricavi, utili e generazione di cassa». Il top manager ha proseguito il lavoro per trasformare il gruppo da società di distribuzione di lettere in uno dei grandi operatori finanziari italiani. In questi anni la società ha «postalizzato la finanza», puntando a essere un «punto di riferimento delle famiglie» grazie alla sua «capillarità sul territorio».

La trasformazione procede e, ha detto Caio, Poste vuole ora crescere in Anima, di cui possiede il 10%. Lo scorso dicembre Poste aveva rafforzato l'asse con Anima con il conferimento di BancoPosta Fondi sgr, che avrebbe portato la società di Caio al 24,9% nel gruppo finanziario. «Stiamo negoziando», ha detto Caio.

Questa potrebbe non essere la sola novità. Caio ha spiegato che la società può investire «a breve» 6-7 miliardi in «progetti che muovano l'economia reale del Paese, con il finanziamento di progetti infrastrutturali (la società è socia anche di Alitalia ma Caio ha negato ulteriori impegni ndr)». Il tema è già stato affrontato con il governo. Ma il futuro di Poste potrebbe non essere firmato da Caio. Il cda è in scadenza e, entro il 20 marzo, dovrebbero essere depositate le liste del Tesoro per le società a controllo pubblico. Solo allora si conoscerà la composizione del nuovo vertice. I broker come Mediobanca e Intermonte puntano sulla conferma del manager.

I rumors tuttavia vedono Caio verso Finmeccanica, mentre Fabio Gallia, attuale ad di Cdp sarebbe in arrivo al vertice di Poste Italiane.

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