Economia

Tasse locali, quanto si paga città per città

Tra Imu, addizionale Irpef e tasse sui rifiuti, i tributi locali fruttano alle casse dei Comuni 27 miliardi di euro all'anno. E solo nei prossimi nove giorni ne verranno riscossi 16 miliardi

Tasse locali,  quanto si paga città per città

Fisco locale, quanto ci costi. Quattrocentosessantasei euro a testa per ogni italiano, per la precisione. A fare il conto è il Sole 24 Ore, che calcola come i tributi locali, tra Imu, addizionale Irpef, tasse sui rifiuti e tributi minori, le casse dei Comuni possano contare su ben 27 miliardi di euro all'anno.

Una cifra considerevole, soprattutto se si pensa che nel 2008 il valore non arrivava ai 20 miliardi. L'aumento, certo, è stato effetto anche del federalismo e della crisi, che hanno spinto lo Stato a disimpegnarsi riducendo considerevolmente il proprio contributo alla finanza locale. L'addizionale Irpef, per esempio, è aumentata del 38% negli ultimi tre anni, passando dai 2,9 miliardi all'anno del 2011 ai 4 del 2014. (Per l'Imu e per la tassa sui rifiuti si parla invece rispettivamente di circa 10 e 8 miliardi l'anno).

Nei prossimi otto giorni, inoltre, il fisco locale si attende un incasso di ben 16 miliardi di euro, da riscuotere entro il 16 del mese. I valori, però, cambiano da città a città, e non di poco: a guidare la classifica delle città più care c'è Milano, con 905 euro per abitante: a ruota seguono Venezia (dove però il valore è aumentato dall'imposta di soggiorno) con 853 euro e Roma, con 813 euro all'anno.

Tra i capoluoghi con il conto più "leggero" figurano l'Aquila, i cui 314 euro sono il risultato anche delle esenzioni per il post terremoto, Campobasso (452 euro) e Trento (453 euro, ma qui c'è lo Statuto di autonomia). Oltre a Cagliari (748 euro) si confermano piuttosto care le città del Centro-Nord: a Bologna si pagano 723 euro, a Firenze 700 e a Torino 680.

Dopo Genova, che si colloca a metà classifica con 645 euro, compaiono Bari (548), Napoli (543) e Palermo (473).

Va specificato, però, che la classifica non rispecchia esclusivamente le scelte fiscali degli amministratori locali: contribuiscono anche la ricchezza immobiliare stimata dal Fisco, le caratteristiche delle attività produttive e la situazione generale dei redditi.

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