Economia

Le tasse sulle famiglie sono cresciute il doppio dei redditi

Inquietante il dato diffuso dalla Cgia di Mestre: in 20 anni il prelievo cresce del 40%, i redditi del 19%

Le tasse sulle famiglie sono cresciute il doppio dei redditi

Gli italiani sono tartassati dalle tasse, questa non è una novità. Ma scoprire che le tasse crescono il doppio dei redditi è a dir poco imbarazzante. Eppure i numeri parlano chiaro: tra il 1995 e il 2013 il prelievo fiscale medio sulle famiglie italiane è aumentato del 40,4% mentre i redditi nominali sono cresciuti di appena il 19,1% quello reale è sceso del 19%. È quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre. Il carico fiscale che pesa su ogni famiglia è di oltre 15.300 euro all'anno. Le tasche degli italiani sono state letteralmente spremute: in poco meno di 20 anni il peso di tasse, imposte, tributi e contributi previdenziali è aumentato di oltre 4.400 euro (+40,4%) Dal 2007 (ultimo anno prima della crisi) al 2013, nonostante il peso fiscale sia leggermente diminuito, registrando nell’ultimo anno addirittura una contrazione di 325 euro a seguito anche dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa, il reddito disponibile netto ha subito una "sforbiciata" di quasi 3 mila euro.

Ma a fronte di tutti i balzelli che sbucano da ogni angolo e tartassano gli italiani, i servizi perlomeno sono buoni? Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, "spesso non sono all’altezza delle aspettative. Dalle infrastrutture alla sanità, dai trasporti all’istruzione, in molte Regioni la qualità e la quantità di questi servizi erogati è spesso inaccettabile. Con gli effetti della crisi che non accennano a diminuire e con una pressione fiscale che rimane su livelli record, i bilanci familiari rischiano di rimanere ancora in rosso, penalizzando anche quelli degli artigiani e dei piccoli commercianti che vivono quasi esclusivamente dei consumi del territorio in cui esercitano l’attività".

Se in tempi di crisi prevalgono i dubbi e le perplessità, esiste anche una certezza: con troppe tasse e meno soldi a disposizione, i consumi crollano. Vediamo i numeri: tra il 2007 e il 2013 i consumi delle famiglie al netto dell’inflazione hanno subìto una caduta verticale: -13,4% che, in termini assoluti, equivalgono ad una contrazione media della spesa per ciascuna famiglia italiana di quasi 5.500 euro. Ovviamente, la diminuzione del reddito disponibile dipende anche dall’aumento della disoccupazione: tra il 2007 e i primi 9 mesi di quest’anno è più che raddoppiata: se sette anni fa era al 6,1%, ora è al 12,6%.

Ma sul fronte fiscale cambia qualcosa con i famosi 80 euro di detrazione Irpef per i lavoratori dipendenti con redditi medio bassi? Secondo la Cgia questa misura, che genererà un taglio di imposte pari a circa 6 miliardi di euro, dovrebbe compensare ilmaggior prelievo richiesto alle famiglie con l’introduzione della Tasi sull’abitazione principale che, secondo una stima, dovrebbe portare nelle casse comunali almeno 3,5 miliardi di euro.

A incrementare e non di poco il peso delle tasse sulle famiglie negli ultimi anni hanno contribuito in maniera determinante le tasse locali. Tra la metà degli anni ’90 ad oggi sono aumentate del 190%, mentre quelle erariali hanno subito un incremento medio del 43% circa a fonte di una crescita del Pil nominale pari quasi il 50%. "L’aumento delle tasse locali - osserva Bortolussi - è il risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni ’90. L’introduzione di alcune tasse locali - come l’Isi, l’Ici, le addizionali comunali/regionali Irpef, l’Imu e la Tasi - ha fatto impennare il gettito della tassazione locale che è servito a coprire le nuove funzioni e le nuove competenze che sono state trasferite alle Autonomie locali".

"Non dobbiamo dimenticare - prosegue il segretario della Cgia - che in questi ultimi 18 anni le Regioni e gli enti locali hanno assunto la gestione di settori importanti come la sanità, il lavoro, il trasporto pubblico locale e la formazione professionale senza aver ricevuto un corrispondente aumento dei trasferimenti. Anzi, la situazione dei nostri conti pubblici ha costretto lo Stato centrale a ridurre progressivamente i trasferimenti, creando non pochi problemi di bilancio a molte realtà locali che, a loro volta, si sono difese facendo leva sulle nuove imposte locali introdotte dal legislatore".

Insomma, i problemi sono diversi e complessi. Ma una cosa è chiara: "Né lo Stato né le Regioni e gli enti locali sono riusciti a frenare la spesa, continuando invece ad agire sulla leva fiscale, penalizzando soprattutto le famiglie e le piccole imprese".

Urge correre ai ripari prima che sia troppo tardi.

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