Economia

Telecom vale doppio con Telefonica

Telecom vale doppio con Telefonica

Il futuro di Telecom Italia potrebbe essere modificato dalla ripartenza del risiko delle telecomunicazioni. Quello che oggi appare come un destino grosso modo già scritto - scorporo della rete e ingresso di «3 Italia» o della controllante Hutchison nell'azionariato - potrebbe rappresentare solo un'ipotesi, ancorché molto probabile.
Ma la recente ondata di acquisizioni come quella da 7 miliardi della tedesca Kabel da parte di Vodafone e dell'americana Sprint Nextel da parte della giapponese Softbank fa pensare che le sorprese potrebbero arrivare da un momento all'altro.
A disegnare uno scenario alternativo ci ha pensato Credit Suisse in un report sul socio più forte di Telco (la controllante di Telecom), la spagnola Telefónica. La compagnia guidata da César Alierta ha recentemente ceduto proprio ad Hutchison Whampoa la propria controllata irlandese. Un po' di cassa c'è.
Anziché disinvestire dall'Italia, uscendo da Telco insieme a Mediobanca e Generali che hanno già reso nota l'intenzione di approfittare della finestra di settembre per disdire il patto di sindacato, ci sarebbe la possibilità di raddoppiare.
Secondo i calcoli degli analisti elvetici acquistare il 53,8% della «scatola di guida» costerebbe circa 900 milioni, due mesi di free cash flow. Il premio di controllo implica una valutazione delle azioni Telecom in portafoglio) leggermente inferiore al valore di libro (1,158 euro contro 1,2 euro), ma più che doppia rispetto alle quotazioni di Borsa (ieri +3,15% a 0,54 euro). Ai 700 milioni da investire, in questo modo ne andrebbero aggiunti altri 215 circa per ricapitalizzare il veicolo le cui linee di credito sono in scadenza.
Da Telco si entra nella stanza dei bottoni di Telecom, quella che adesso è governata dal presidente Franco Bernabè e dall'ad Marco Patuano. Vista la forte presenza di Telefónica in Sudamerica, le prime cessioni da compiere sarebbero quelle del 70% di Tim Brasile e del 22,7% di Telecom Argentina: l'incasso è stimato in 9 miliardi circa.
Ma ciò che più conta è che il debito di Telecom si ridurrebbe di una cifra analoga, scendendo sotto i 20 miliardi e liberando risorse per gli investimenti nella fibra ottica. In due mosse il gruppo iberico si ritroverebbe una Telecom «dimagrita», ma che potrebbe valere fino a 0,91 euro per azione con una plusvalenza implicita di 2 miliardi. Lo scorporo della rete, inoltre, potrebbe portare il titolo Telecom verso quota 1,2 euro. Agli spagnoli tocca scegliere. E questa scelta potrebbe essere facilitata anche da Mediobanca. L'ad Alberto Nagel, presentando lo strategic plan, non aveva manifestato particolare entusiasmo per il possibile ingresso di Hutchison Whampoa sottolineando come - formalmente - nessuna offerta asiatica fosse giunta sul tavolo.
Discorso diverso, invece, per Alierta & C.: «I rapporti con Telefónica sono eccellenti e ne auspichiamo una collaborazione industriale con Telecom», aveva chiosato. Un'offerta iberica potrebbe non dispiacere a Piazzetta Cuccia, tenuto conto che a fine mese la quota in Telco sarà ulteriormente svalutata: la plusvalenza sarebbe significativa. Ovviamente, anche la posizione di Intesa sarà risolutiva.

Tuttavia la necessità spagnola di non perdere redditività potrebbe mutare anche il futuro di Telecom.

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