Economia

Terremoto al vertice di Volkswagen Lascia anche Müller

L'addio è atteso dopo il Cds di venerdì, Diess in pole. L'ad: «Sono pronto al cambiamento»

Matthias Müller, ceo Volkswagen
Matthias Müller, ceo Volkswagen

Rivoluzione imminente nel management del Gruppo Volkswagen, a partire dal numero uno Matthias Müller, l'ex capo della controllata Porsche artefice del rilancio del colosso dopo il Dieselgate. A prendere il suo posto, secondo la stampa tedesca, sarebbe l'attuale responsabile del marchio Volkswagen, Herbert Diess, in forza al gruppo automobilistico di Wolssburg dal 2015 dopo una ventina d'anni trascorsi dai concorrenti di Bmw. Tre i punti di forza del manager che Handesblatt sottolinea: l'abilità di comunicatore nei momenti di crisi; quella di tagliare in modo efficace i costi; l'apertura alle novità che riguardano il mercato dell'auto. Lo stesso Diess, inoltre, era stato annoverato tra i possibili successori dell'allora ceo di Bmw, Norbert Reithofer, carica assegnata infine a Harald Krüger.

Dal quartier generale di Wolfsburg una nota parla di possibile «ulteriore sviluppo della struttura di gestione del gruppo», che potrebbe essere associata con «cambiamenti dell'organico» all'interno del cda e con «cambiamenti nelle responsabilità specifiche dei membri del board» stesso. E sempre da Wolfsburg viene inoltre precisato che il cambiamento di cui si parla potrebbe anche includere «la posizione del presidente del consiglio di amministrazione», cioè il ceo Müller. E il top manager, come sottolinea il comunicato, «ha mostrato la sua volontà generale di contribuire ai cambiamenti».

L'uscita di scena dell'attuale capo azienda potrebbe avvenire in occasione della prossima riunione del Consiglio di sorveglianza del gruppo, in agenda venerdì prossimo. A questo punto, la riorganizzazione potrebbe prevedere anche una maggiore autonomia per le singole divisioni satelliti e, magari, anche ricadute negli assetti delle consociate nei vari Paesi. Novità sarebbero previste anche in casa Porsche, il cui cda è guidato da Oliver Blume, e nelle altre controllate. Müller era stato nominato ceo nel settembre del 2015 dopo il siluramento milionario di Martin Winterkorn, all'indomani del Dieselgate. Che il mandato del ceo ex Porsche potesse non durare a lungo, giusto il tempo di rimettere i conti a posto e avviare il nuovo corso del gruppo, il Giornale lo aveva previsto nel novembre 2015 in pieno Dieselgate.

Anche la Casa di Zuffenhausen aveva avuto non pochi problemi con lo scandalo delle centraline truccate. E Müller, all'epoca dei fatti, ne era l'amministratore delegato. Al suo successore, Müller lascia, nonostante gli effetti del Dieselgate (finora, sono stati sostenuti costi per circa 30 miliardi), un'azienda in salute: nel 2017 vendite record a 10,7 milioni di veicoli; 230,7 miliardi di ricavi; e un risultato netto di 11,6 miliardi. Tutti numeri in crescita.

Il gruppo ha anche annunciato investimenti per 90 miliardi nei prossimi cinque anni, con un focus sulla svolta elettrica, nuovi impianti green e servizi per la mobilità.

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