Economia

Tesla taglia 3.400 addetti (-7%)

Musk: "Cura dimagrante per abbassare il prezzo della Model 3"

Tesla taglia 3.400 addetti (-7%)

L'auto elettrica non è poi così tutto rose e fiori. Oltre ai problemi irrisolti, primi tra tutti la produzione dell'energia necessaria per le batterie e la corsa alla materie prime (litio, cobalto), per non parlare della carenza di infrastrutture, ora spuntano le prime grane in tema di occupazione. Protagonista è l'americana Tesla, la società ultra-tech guidata da Elon Musk, alle prese con un piano di riduzione dei costi. E ad andarne di mezzo è la forza lavoro: il 7% dei dipendenti, 3.400 persone.

Al centro di tutto c'è ancora una volta la Model 3, la berlina che sulla carta sarebbe dovuta costare 35mila dollari, e quindi fare il «botto» sul mercato, ma che in Italia, per esempio, sarà venduta a oltre 59mila euro. Ecco allora Musk intervenire sui costi e la mano d'opera allo scopo di migliorare la catena di produzione e, allo stesso tempo, abbassare il listino di quella che era stata progettata per essere la Tesla quasi alla portata di tutti.

La Borsa non ha preso bene questo annuncio e il titolo Tesla, ieri, è stato oggetto di forti vendite, con ribassi a doppia cifra. In proposto, l'imprenditore/inventore sudafricano se la deve vedere anche con gli analisti che hanno bollato come «proibitiva» la sua ambizione di proporre la versione più economica della Model 3 a prezzi abbordabili.

L'azienda californiana, del resto, deve ancora dimostrare di essere redditizia nel lungo termine, mentre cerca di abbassare i listini della sua offerta a zero emissioni. Lo stesso Musk, che dopo un 2018 difficile intravede un 2019 altrettanto complicato, ammette che «sono stati fatti progressi notevoli, ma i prodotti sono ancora troppo costosi per molta gente». Altra grana riguarda il venire meno, entro l'anno, degli incentivi fiscali negli Stati Uniti per l'acquisto di un'automobile elettrica.

Tesla, che costruirà in Cina una giga-factory per produrre macchine elettriche, è stata anche costretta a richiamare 14mila vetture nel Paese asiatico per problemi agli Airbag.

La colpa, in questo caso, è però di Takata, l'ex costruttore giapponese dei cuscini salvavita.

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