Economia

Tim, i margini calano a 8,1 miliardi Bene il Brasile, ma rallenta l'Italia

Iliad si prende il 2,2% del mercato. Il 21 febbraio il nuovo piano

Nuovo consiglio di amministrazione per Tim a Roma, dopo quello di lunedì scorso per fissare l'assemblea di bilancio e discutere le mozioni di Vivendi per cambiare 5 consiglieri e riprendere il controllo del gruppo tlc.

Ieri il cda, sempre più diviso tra i consiglieri eletti da Elliott, 10, e quelli di Vivendi, 5 ha preso atto dei dati gestionali relativi all'esercizio 2018 che saranno approvati il 21 febbraio insieme al piano triennale elaborato dall'ad Luigi Gubitosi. Il margine operativo lordo della Business Unit Domestic, ossia del mercato italiano, è stimato in diminuzione («mid single digit») rispetto all'anno precedente, nonostante la maggiore «resistenza» di Tim rispetto al mercato. Per effetto del miglioramento della Business Unit Brasile, il margine consolidato complessivo organico è atteso nell'intorno di 8,1 miliardi, in diminuzione rispetto al 2017 quando era stato pari a 8,7 miliardi. L'indebitamento finanziario consolidato rettificato è atteso intorno ai 25,2 miliardi dopo il pagamento di licenze per 513 milioni.

Nei primi nove mesi dell'anno il mol era di 6,2 miliardi e risultava stabile rispetto allo stesso periodo del 2017. Anche in quel caso il risultato aveva beneficiato dell'effetto positivo della crescita del Brasile (+12,5%) mentre ha scontato una flessione del 2,3% della componente domestica. Il board ha inoltre analizzato il budget 2019 che sconta le dinamiche competitive che hanno impattato nel 2018, su cui hanno influito diversi fattori negativi come l'arrivo di un competitor agguerrito come Iliad sul mercato del mobile, che ha obbligato tutti i gestori a tagliare le prezzi. A pesare anche la decisione legislativa di riportare le tariffe tlc a cadenza mensile, invece che a 28 giorni. La previsione è che questi cambiamenti influiscano anche sul 2019, in particolare sul primo semestre. Intanto l'Agcom ha diffuso alcuni numeri sul settore tlc che resta in chiaroscuro. Partiamo dalle luci: nella rete mobile, si registra un aumento di 3,8 milioni di sim grazie a quelle M2M, ossia machine to machine, l'internet delle cose che, si spera farà la fortuna delle reti 5G. Il risultato è che queste sim sono cresciute di 4,6 milioni, mentre quelle «solo voce» e «voce+dati» si sono ridotte di 800mila unità. Quanto a Tim, nel mobile sale dello 0,5% al 31% del mercato, tenendo dunque botta al nuovo entrante Iliad. Il gestore francese si aggiudica il 2,2% di quota (ma deve arrivare al 10% per il pareggio) a scapito di Vodafone che perde lo 0,8% (quota 29,1%) ma sopratutto Wind Tre -2,3% che resta però il primo operatore con il 33,2%. La sfida per Tim sta nella riduzione dei prezzi degli abbonamenti alla telefonia mobile, a cui è seguito anche un notevole aumento dei dati offerti nel pacchetto. Il risultato è stato un aumento del 50% del consumo medio per sim, che è ora pari a 3,88 Gb al mese per utente.

Quanto alla telefonia fissa gli accessi si riducono di 90mila unità anno su anno ma se nel settembre 2014 quasi il 95% degli accessi alla rete fissa era in rame, dopo quattro anni il rame scende 62% mentre il 38% è migrato su tecnologie migliori (fibra o fibra +rame). Qui Tim ha il 44% del mercato, seguito da Vodafone, Fastweb e Wind Tre con quote comprese tra il 14 ed il 15 per cento

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