Economia

Tim, Vivendi attacca ma apre sulla rete

Il gruppo francese: «Ok a una fusione con Open Fiber solo se c'è cda indipendente»

Cinzia Meoni

Vivendi scende in campo contro Elliott su Tim con corposo documento di 48 pagine di accuse ma anche di inattese aperture su due tematiche bollenti: rete e semplificazione della struttura di capitale (ovvero, presumibilmente, conversione dei titoli risparmio). Il gruppo guidato da Arnauld de Puyfontaine, si è per la prima volta esplicitamente detto «pronto a supportare la fusione di Open Fiber con Tim», un obiettivo finora perseguito dal fondo Elliott con l'appoggio del governo Lega-Cinquestelle. A patto - attacca il gruppo francese - che «le condizioni siano corrette ed eque da un punto di vista operativo, finanziario e normativo e con la supervisione di un cda composto in maggioranza da amministratori indipendenti». Una qualifica che Vivendi contesta al cda attuale di Tim.

«Non si tratta di una contesa per il controllo di Tim, ma di una sollecitazione a nominare un cda veramente indipendente», ha voluto ribadire Vivendi sottolineando come Tim debba affrontare importanti sfide per cui si rende necessario un «cambiamento da iniziare subito». A un mese dall'assemblea del 29 marzo che, ancora una volta, sarà chiamata a decidere del timone di comando in Tim, Vivendi (primo socio con il 23,9%) è andata all'attacco frontale del fondo di Paul Singer (al 9,8%) che lo scorso maggio, insieme a Cassa Depositi e Prestiti (oggi al 5,03% e pronta al raddoppio) ha preso il controllo del board.

Il gruppo che ruota attorno al raider bretone Vincent Bolloré con l'appello «Restituire Valore a Telecom Italia», pubblicato nel quadro della sollecitazione delle deleghe di voto, ha nuovamente motivato la richiesta di revocare il presidente Fulvio Conti e altri quattro consiglieri (Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini, Paola Gianotti tutti eletti dalla lista del fondo Usa) per sostituirli con Gabriele Galateri, Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella e Francesco Vatalaro. Secondo Vivendi «l'attuale cda non ha mantenuto le promesse chiave» e «la sua disfunzionalità, le violazioni, i conflitti di interesse e le fughe di notizie sono stati fattori decisivi» del calo del prezzo delle azioni di Tim a partire dalla sua nomina (-37%). I francesi puntano poi il dito sul profit warning di Tim di gennaio ritenuto «conseguenza di una notevole inadeguatezza» nellla gestione o di una «manovra» atta anche a consentire al fondo Elliott di reinvestire a condizioni più convenienti».

Accuse pensanti che Tim ed Elliott non commentano. Tim ha infatti da poco approvato i conti 2018, chiusi in perdita, dopo pesanti svalutazioni. E ha approvato il nuovo piano di rilancio firmato dall'ad Luigi Gubitosi, che ha stretto un accordo con Vodafone per lo sviluppo della rete 5G. La partita si giocherà in assemblea con la raccolta delle deleghe di voto.

Tornando all'attacco sferrato da Vivendi, il gruppo d'Oltralpe ha comunque ribadito che nessuno dei nuovi candidati ambisce «alla carica di amministratore delegato». Un ruolo appunto pra occupato da Gubitosi e per cui potrebbe tornare in corsa il precedente ad, Amos Genish.

Quanto a Tim la società di de Puyfontaine sottolinea come il proprio piano, presentato a marzo 2018, abbia ricevuto «ampio sostegno» del mercato» e si dice pronta a sostenere «qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine di tutti gli azionisti, inclusi modelli di business alternativi di rete fissa, iniziative di riduzione del debito, potenziale vendita di asset non strategici, semplificazione della struttura del capitale e distribuzione di dividendi».

Commenti