Economia

Le tlc riprendono a correre. Sul web

Il settore è la seconda spesa delle famiglie dopo la casa. Nel 2016 +1,6% dopo anni di cali

Le tlc riprendono a correre. Sul web

Dopo dieci anni di ininterrotta contrazione, nel 2016 il settore delle comunicazioni riprende la corsa registrando una spesa di famiglie e imprese in servizi riguardanti il settore in aumento (l'1,5), rispetto ad una riduzione dell'1,8% registrata l'anno precedente. Del settore fanno parte, oltre alle tlc, anche i media, ossia televisione, radio ed editoria, compresa quella online, e i servizi postali.

Nella relazione annuale dell'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni presieduta da Angelo Cardani, vengono evidenziati i numeri. Il fatturato del settore è importante, circa 53 miliardi, e rappresenta la seconda spesa per le famiglie dopo quella per la casa. Nello specifico le tlc fanno la parte del leone con 31 miliardi (60%). In questo settore continua la contrazione dei ricavi dai tradizionali servizi voce (-7,6%), ma crescono in maniera significativa i servizi dati (+5,6%). In particolare se nel 2011, gli introiti derivanti da servizi voce risultavano ampiamente superiori a quelli derivanti da servizi dati, nel 2015 i ricavi sono arrivati a eguagliarsi, mentre nel 2016 si è registrato il sorpasso dei ricavi da servizi dati su quelli da servizi voce. Un altro dato significativo è la copertura del territorio nazionale a banda ultralarga che passa dal 41% delle unità abitative nel 2015 al 72% nello scorso anno, consentendo all'Italia un sostanziale avvicinamento agli obiettivi dell'Agenda digitale europea. Il presidente dell'Agcom evidenzia però che analizzando i dati di utilizzo dei servizi, il nostro divario con l'Europa resta ancora decisamente elevato. La percentuale di popolazione abbonata a reti a banda ultralarga passa dal 5% nel 2015 al 12% nel 2016, «tuttavia - osserva Cardani nella sua relazione - restiamo al 25° posto della classifica europea e ben al di sotto del valore medio di utilizzazione che nella media Ue è del 37%». La domanda però inizia a seguire l'offerta: nel corso del 2016 sono quasi raddoppiati gli accessi ultrabroadband (da 1,2 a 2,3 milioni). Con la progressiva diffusione della banda larga mobile, aumenta inoltre in maniera sensibile il consumo di dati (+46%) da «device mobile».

Nonostante i progressi, però, l'Italia è ancora al penultimo posto della classifica Ue di utilizzo di Internet, nonostante la percentuale della popolazione che usa il web sia cresciuta del 3% nel 2016, arrivando al 60%. La piattaforma è utilizzata meno della media Ue per acquisti, servizi bancari e video on demand, nella media per social network, mentre unico indice sopra la media è il consumo di contenuti digitali (musica, video, giochi online). Sostanziali, spiega Cardani, risultano le differenze generazionali: se nella fascia più anziana della popolazione (65-74 anni) solo 33 individui su 100 accedono a Internet, nella fascia più giovane (14-34 anni) tale percentuale sale al 92%. Per quanto riguarda la tv, oltre l'80% del mercato « in chiaro» resta nelle mani di Rai e Mediaset con un livello di concentrazione dell'80% dei ricavi totali mentre per la tv a pagamento Sky resta il campione nazionale. La tv di Rupert Murdoch detiene il 77% dei ricavi del mercato mentre Premium che fa capo a Mediaset è seconda con il 21%. Nell'ambito media oltre a tv e radio c'è anche l'editoria. Ma mentre il fatturato di televisioni e radio sono in crescita quello dell'editoria di quotidiani e periodici è sempre in calo del 6% circa.

Cresce solo la parte online del 14,8%.

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