Economia

Tremonti aiuta De Benedetti a «risparmiare» sulle tasse

Lo studio dell'ex ministro firma il parere con cui il gruppo Cir ha chiuso il contenzioso con il fisco

Tremonti aiuta De Benedetti a «risparmiare» sulle tasse

La storia conviene rinfrescarla. Ne abbiamo parlato proprio qualche settimana fa in questa zuppa. Dopo una vicenda giudiziaria all'italiana fatta di assoluzioni e condanne, il gruppo Cir rischiava di pagare circa 390 milioni di euro. Il suo ad, la tosta Monica Mondardini, decide di chiudere la partita versando 180 milioni. Avvalendosi «della facoltà offerta dal Decreto di addivenire alla definizione agevolata della predetta controversia». Si riferisce alla recente norma che permette la chiusura di liti con il fisco, con una forte riduzione di interessi e sanzioni. Lo Stato fa subito cassa, le imprese pagano le imposte, ma non vengono soffocate.

Siamo però in grado di rivelare un ulteriore piccolo particolare, inedito, e decisamente sfizioso. Le società riconducibili alla famiglia De Benedetti pensate un po' voi a chi hanno chiesto un parere? Ad un ex ministro dei governi Berlusconi. E cioè Giulio Tremonti. L'intestazione del parere è dello Studio Tremonti, Romagnoli Piccardi e Associati e le cinque paginette sono rivolte a Spettabile Gedi Gruppo editoriale spa. Tremonti, per anni ha smesso di esercitare, si è preso anche il black out previsto dalla legge, e ora è tornato ad essere uno degli studi di tributaristi più ascoltati in Italia. Forte anche di una conoscenza della macchina amministrativa e burocratica, unica. Chi scrive metterebbe la mano sul fuoco che è proprio scritta dal suo pugno quella parte del parere in cui si parla di «dictum di Lord Clyde», secondo cui: «No man in the country is under the smallest obbligation, moral or other, so to arrange his legal relations to his business or to property so as to enable the Inland revenue to put the largest possible shovel in his stores». Lasciate pure perdere la traduzione, ma la citazione, favolosa, è di un uomo politico scozzese di fine 800.

Oltre alla sostanza Giulio Tremonti e Giancarlo Zoppini notano come «al momento attuale, in generale, il margine di successo per il contribuente in un giudizio di cassazione può essere considerato prudentemente non superiore rispetto a quello dell'Agenzia delle entrate», anzi le evidenze statistiche dicono che i contribuenti soccombono per il 65 per cento dei casi. Al di là delle buone ragioni, che per Tremonti&Zoppini ci sono, il merito fa a cazzotti con una tendenza consolidata dei supremi giudici a dare ragione alle Finanze. I piccoli contribuenti lo sanno bene, e dalle parti di Repubblica pure, inteso come editore e non come giornale.

La Mondardini e i suoi si sono inoltre fatti fare un ulteriore parere. Questa volta dal penalista Guido Calvi e dalla sua associata Maria Alicia Mejia Fritsch. In sintesi, le undici pagine del parere, certificano come giustizia penale e tributaria viaggiano su due binari paralleli, che non si incontrano. E dunque l'assoluzione in sede penale, che fu ottenuta anni fa, non costituisce elemento dirimente per il giudizio tributario che può anche stabilire la relativa colpevolezza.

Insomma Tremonti e Calvi forniscono due autorevoli pareri il 28 settembre scorso al consiglio della Cir-Gedi per chiudere il contenzioso subito con il fisco e non rischiare il giudizio.

I soci di minoranza (Perrone ed Elkan) non potranno che convenire.

Commenti