Economia

Tria è pronto ad aprire il dossier Mps

Il Monte vale la metà di quanto ha investito il Tesoro. Che deve uscire al più presto

Tria è pronto ad aprire il dossier Mps

Monte dei Paschi e Carige. Una controllata dallo Stato, l'altra dalla famiglia Malacalza in guerra con il management e il fondo di Raffaele Mincione. Entrambe devono convincere la Bce e gli investitori che il peggio è passato ma l'impresa - per motivi e con dinamiche diverse - resta complicata.

E mentre a Genova si prepara la sfida sul rinnovo del cda per l'assemblea di settembre, a Siena Mps vive una nuova fase nei rapporti con la politica locale dopo la storica sconfitta del Pd alle ultime elezioni comunali ma continua a fare i conti con l'incertezza che pesa sull'andamento del titolo in Borsa. E, di conseguenza, sulle casse del Tesoro: soltanto negli ultimi sei mesi le azioni di Rocca Salimbeni hanno infatti lasciato sul terreno quasi il 40% e ieri hanno ceduto un altro 0,4% attestandosi a 2,4 euro con una capitalizzazione del Monte scesa a 2,7 miliardi, la metà dei 5,4 miliardi investiti dallo Stato con la ricapitalizzazione precauzionale che lo ha portato a controllare temporaneamente il 68 per cento.

L'ad Marco Morelli segue, con il piano di ristrutturazione, una strada concordata con Francoforte e Bruxelles ma è il Tesoro a dover trovare il modo per uscire dal capitale entro il 2021 rispettando gli accordi presi al momento del salvataggio. E possibilmente monetizzando la cessione delle quote. Non sono arrivate nuove indiscrezioni ai ultimi rumors di mercato rilevati a giugno dal Giornale che puntavano il dito su un ruolo aggregante del Crédit Agricole. Chiunque sarà il promesso sposo, però, sarebbe meglio arrivare all'altare prima della fine del mandato di Mario Draghi al vertice della Bce atteso nell'autunno del 2019.

«Su una società quotata come Mps il ministro dell'economia non deve parlare per non creare turbative di mercato», ha detto ieri il ministro, Giovanni Tria, a margine dell'Ecofin rispondendo a chi gli chiedeva se conferma la fiducia verso l'ad Morelli, di cui il presidente della commissione Bilancio Claudio Borghi, della Lega, ha chiesto la sostituzione. Il dossier senese è, e verrà, gestito direttamente dal ministro che però prima deve chiudere la partita sulle nomine in Cdp, assicurano fonti romane. Verranno dunque tenute lontane incursioni marcatamente politiche per non ripetere gli errori del passato quando a governare era il Pd.

Nel frattempo, ad assicurare che non ci saranno interferenze sulla gestione del Monte da parte dei potentati locali è il nuovo sindaco di Siena, l'avvocato Luigi De Mossi, espressione di una lista civica e appoggiato dal centrodestra. Una fonte a lui vicina assicura che la nuova amministrazione eviterà qualsiasi invasione di campo, «chiediamo solo che le banche, compreso il Monte, garantiscano un sostegno adeguato al rilancio dell'economia cittadina in termini di credito erogato sia alle famiglie sia alle imprese». Consapevoli del fatto che l'ultima parola sul futuro del Monte spetta comunque alla Vigilanza Europea.

Il mercato attende ora di conoscere la relazione semestrale che verrà sottoposta all'esame del cda nella seduta del 2 agosto, anziché in quella del 7 prevista inizialmente.

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