Economia

Troppe incognite sui conti Saipem E il titolo resta a corto di benzina

Negli ultimi 6 mesi le azioni hanno perso in Piazza Affari il 33%

Sofia Fraschini

Saipem si prepara ad alzare il velo sui conti di metà anno in un contesto di mercato che resta difficile a causa del prezzo del petrolio e per alcuni potenziali rischi di business che potrebbero mettere a rischio i target 2017 e 2018.

Nonostante l'opera di riorganizzazione messa in atto dall'ad Stefano Cao, la società di ingegneria petrolifera stenta a risollevarsi e il recupero fatto dal titolo in autunno è andato via via perdendosi con il nuovo anno: da gennaio ha iniziato a scendere passando dalla soglia dei 5,5 euro sotto 3,4 euro. Di recente, ha subìto un raggruppamento nel rapporto di 10 a 1 perché il valore, nonostante il maxi aumento da 3,5 miliardi, restava su quotazioni basse. Dunque, gli attuali 3,4 euro equivalgono a 0,34 euro: un valore inferiore agli 0,362 euro della ricapitalizzazione del febbraio 2016.

Si tratta di una nuova fuga dalle azioni Saipem in vista proprio dei conti del semestre? Dopo un primo trimestre debole, i margini del secondo trimestre sono attesi stabili, tuttavia, le banche d'affari che coprono il titolo sono molto caute sulle prospettive del gruppo, se non negative come il Credit Suisse e Goldman Sachs. In particolare, sul fronte ordini, nonostante gli sforzi degli ultimi mesi per portare a casa contratti in un contesto in cui vi è una grande penuria di investimenti a causa del crollo del prezzo del petrolio, non ci sono dubbi: «Dovrebbero essere almeno 1 miliardo meno rispetto allo stesso periodo del 2016 e attestarsi al 30 giugno intorno ai 2,2 miliardi», spiega un analista.

Il fatturato dovrebbe poi fermarsi a 2,7 miliardi (-6% anno su anno), l'ebitda a 247 milioni (-8%), l'ebit a 112 milioni (-38%) e l'utile adjusted a 55 milioni. Al di là dei numeri dei 6 mesi, comunque, gli occhi degli investitori sono puntati sulla guidance 2017, confermata in occasione dei conti del primo trimestre. E sulle attese per il 2018. Al momento, i target 2017 prevedono ricavi a 10 miliardi, mol a 1 miliardo e un utile netto oltre 200 milioni (con 30 milioni di oneri di riorganizzazione) e un debito netto a 1,4 miliardi. «Sui target 2017 c'è grande incertezza da parte degli investitori», spiega un altro broker indicando tra le possibili criticità il prezzo del petrolio (fermo in area 46 euro), la mancanza di commesse, il progetto Kaombo (campo estrattivo a largo dell'Angola), attualmente in esecuzione ma con alcuni ritardi operativi che potrebbero compromettere le previsioni sul debito in caso di contenziosi. Con un impatto anche solo sul 2018 secondo Goldman Sachs che vede penalizzate soprattutto le società di E&C. In quest'ottica la banca d'affari su Saipem non modifica le stime del 2017, ma riduce leggermente quelle sul fatturato 2018/19 e dell'ebitda.

Decisamente meno ottimisti sono invece gli analisti del Credit Suisse che hanno tagliato del 38% le stime per l'utile per azione del 2017 e, sul 2018, ricavi ed ebitda, del 9% e del 13% a causa del minore apporto al fatturato della divisione offshore E&C (-25% le attese), sul cui recupero gli analisti si dicono preoccupati.

Per il 2019, invece, le stime restano invariate. Ed è probabile che prima di allora poco possa cambiare per il titolo e per gli investitori come il Fondo strategico italiano che hanno il titolo in portafoglio dai tempi dell'aumento.

Per il braccio operativo della Cdp l'investimento (12,5%) fu fatto a un prezzo compreso tra 7,40 e 8,83 euro.

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