Economia

Tutti i rischi del prestito sociale Quando la Coop diventa banca

Nei supermercati ci sono depositi per 12 miliardi. Con il default delle triestine hanno perso i loro soldi 20mila soci

Tutti i rischi del prestito sociale Quando la Coop diventa banca

Allerta sul prestito sociale che potrebbe trasformarsi nel prossimo buco del risparmio italiano, coinvolgendo i milioni di persone che hanno depositato miliardi di euro presso cooperative che giocano a fare le banche. Senza esserlo. Solo tra i supermercati, che fanno capo a Coop Alleanza 3,0, Centro Italia, Liguria, Lombardia, Nova Coop, Unicoop Firenze e Unicoop Tirreno, si parla di una raccolta complessiva di circa 12 miliardi.

L'invito ad aprire libretti nominali presso i propri uffici e punti vendita è allettante: sono promessi infatti investimenti sicuri, rendimenti interessanti e risparmi facilmente liquidabili. Ma non è molto così. Nonostante il prestito sociale abbia un nome gentile che rinvia a etica, sostenibilità e valori mutualistici, può lasciare il risparmiatore con il cerino in mano, privo di tutele, del salvagente del Fondo di Garanzia e per di più classificato come credito chirografario, ovvero in caso di default della coop non gode di alcun privilegio nella ripartizione degli attivi rimasti.

A fronte di interessi risibili (variano, ma per esempio se si depositano 12mila euro presso Coop Alleanza 3.0, dopo un anno si riceve lo 0,2% lordo, ovvero 17,7 euro netti), il risparmiatore ha come sola garanzia l'affidabilità della realtà a cui si rivolge, che può essere il colosso dei supermercati Coop Alleanza 3.0, ma anche una delle 43mila imprese riunite nell'Alleanza delle cooperative italiane (Agci, Confcooperative e Legacoop), come i supermercati di CoopCa e le Coop Operaie di Trieste andati in default trascinando con sé i risparmi di circa 20.000 soci, per un totale di quasi 130 milioni.

Ma anche quando si parla di un colosso della grande distribuzione come Coop Alleanza 3.0 con un giro d'affari "tipico" di 4,7 miliardi, è prudente alzare la soglia di attenzione. «Uno strumento utile e conveniente che permette ai soci di Coop Alleanza 3.0 di affidare i propri risparmi alla Cooperativa e così contribuire al suo sviluppo».

È così che i negozi pubblicizzati, un tempo, da Luciana Littizzetto e prima ancora da Woody Allen, invitano i propri clienti a depositare in coop i risparmi, seppure con un tetto massimo di 36.500 euro. I primi punti interrogativi nascono proprio sulla definizione di «sviluppo» finanziato da Coop Alleanza 3.0 con l'immensa raccolta del prestito sociale (4,3 miliardi) a cui hanno aderito ben 2,7 milioni di soci. Coop Alleanza 3.0 è, in effetti, il primo azionista di Unipol con il 22% del capitale, un'attività che non è priva di rischio.Altro tema scottante riguarda le cooperative immobiliari che, in anni di crisi, si trovano nel migliore dei casi con inquilini morosi e appartamenti invenduti. La cooperativa immobiliare Uniabita presente nel Nord di Milano con 19mila iscritti conta, ad esempio, su una raccolta di 133 milioni. Nello specifico Uniabita ha un rosso di 3,91 milioni (dai 2,49 del 2015), un debito netto di 190 milioni e un patrimonio netto di 291 milioni che tuttavia, dipendendo dal valore di case e appartamenti, potrebbe risentire della crisi.

In questo scenario, Uniabita offre per i rendimenti vincolati a 3 anni un rendimento all'1,5 per cento lordo, un po' di più rispetto ai libretti di Coop Alleanza 3.0, ma forse non abbastanza per remunerare un simile rischio privo di paracadute.

D'altro canto se anche le banche fanno crac, non si può escludere che pure le coop possano avere problemi. I casi, anche recenti, non mancano oltre alle due coop di Trieste già citate, le cronache riportano della Coop Muratori di Reggiolo (con 49 milioni di prestiti rilasciati da 2 mila risparmiatori) e Orion (5 milioni di prestiti di 200 risparmiatori). E altri sono aperti per cui i risparmiatori coinvolti sono in attesa di sapere se LegaCoop sarà o meno in grado di intervenire, come accaduto in passato, a tutela quanto meno parziale di soci prestatori.

I soldi, questa volta, potrebbero essere finiti.

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