Economia

Ultima chiamata per salvare Cipro 5,8ALTA TENSIONE Vertice d'emergenza Draghi-Lagarde-Barros Si tratta ad oltranza

Ultima chiamata per salvare Cipro 5,8ALTA TENSIONE Vertice d'emergenza Draghi-Lagarde-Barros Si tratta ad oltranza

Cipro all'ultima spiaggia: a Bruxelles si tratta a oltranza per definire il piano di salvataggio del Paese sull'orlo della bancarotta, mentre gli operatori delle Borse di tutta Europa, ma anche di Giappone e Stati Uniti, si preparano alla riapertura con il fiato sospeso. L'intera domenica è stata un accavallarsi di incontri bilaterali alla ricerca di una soluzione per evitare il peggio, quindi nella notte (con quattro ore di ritardo rispetto alle attese), ha preso il via la decisiva riunione dell'Eurogruppo: sul tavolo la prima prima proposta di compromesso, uscita dai negoziati tra la Troika e il presidente cipriota Nikos Anastasiades, che è giunto a minacciare le dimissioni. Poi una nuova sospensione dei lavori, per lasciare il campo ad altre verifiche ristrette.
Oggi scade l'ultimatum della Bce, pronta, in mancanza dell'accordo, a chiudere i rubinetti della liquidità d'emergenza; domani è prevista la riapertura delle banche dell'isola, ma in caso di rottura delle trattaive il rischio di una fuga di capitali è altissimo, con potenziale contagio per altri Paesi dell'Eurozona. «Dobbiamo aspettarci il ritorno della volatilità sui mercati, ma non per un paio di giorni. Piuttosto per un paio di mesi», ha previsto il capo degli investimenti di Sun Life Global.
L'ultima versione del piano di salvataggio che si sta negoziando fra il presidente dell'isola, Nicos Anastasiades, e i leader della Troika - il presidente della Bce, Mario Draghi, il direttore del Fmi, Christine Lagarde, e il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso - prevedeva un prelievo forzoso sui depositi superiori ai 100mila euro, variabile a seconda dell'istituto di credito interessato: il 20% per la Banca di Cipro, forse compensati con buoni del Tesoro di Nicosia, e il 4% per gli altri istituti, mentre per la Banca popolare (Laiki) è prevista una pesante ristrutturazione, con la creazione di una «bad bank» per gli attivi tossici. La Troika vorrebbe la ristrutturazione anche della Bank of Cyprus, ma Cipro si oppone. Intanto, i due istituti più esposti hanno imposto un tetto di 100 euro al giorno per i prelievi agli sportelli Bancomat, nel tentativo di arginare la corsa al ritiro dei depositi. Mentre a Nicosia la protesta dilaga: gli attivisti del Partito comunista Akel hanno chiesto al governo di non piegarsi ai diktat internazionali.
Certo è che l'Europa vuole salvare Cipro ma anche mettere fine alla sua «economia-casinò», come l'ha definita il ministro francese dell'Economia Pierre Moscovici, ovvero un sistema bancario che vale 7,5 volte il pil del Paese. L'Eurogruppo è pronto a metterci 10 miliardi, ma ne vuole sette da Cipro, affinchè il salvataggio non superi il 100% del pil del Paese: 17 miliardi. Il braccio di ferro Europa-Nicosia è tutto nelle misure con le quali l'isola reperirà la sua parte.
L'uscita dell'isola dall'euro è più vicina di quanto non lo sia mai stata per la Grecia, perchè nonostante i ritardi e il caos politico di Atene, nessuno aveva mai rigettato con così tanta forza le condizioni di salvataggio imposte dalla Ue. Cipro invece resiste,temendo che la sua economia non possa reggere l'esodo dalle banche degli stranieri. Soprattutto i russi, quei «più ricchi», a cui l'Europa vuole invece far pagare il conto.


Cipro deve raccogliere 5,8 miliardi per sbloccare il piano di salvataggio europeo che vale 10 miliardi

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