Economia

Unicredit lascia la Polonia E mette in cassa 3 miliardi

L'ad Mustier cede il 33% di Pekao al fondo polacco Pzu e poi mette sul mercato l'ultimo 7%. Bene la Borsa: +3%

Unicredit lascia la Polonia  E mette in cassa 3 miliardi

«Quello che ci aspetta è una maratona», aveva detto l'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, questa estate annunciando che il nuovo piano strategico sarebbe arrivato entro l'anno. Così è stato.

Il banchiere francese ha accelerato nelle ultime settimane e ieri ha portato a casa anche la cessione del 32,8% di Pekao all'assicuratore polacco Pzu e al fondo statale Pfr per 2,4 miliardi. In parallelo, in vista dell'uscita completa dalla banca polacca (di cui deteneva il 40,1%) l'istituto di Piazza Gae Aulenti ha concluso la cessione del residuo 7,3% attraverso un'offerta di 1.916 Certificati Equity-Linked garantiti da pegno sulle azioni di Pekao per circa 500 milioni di euro. Unicredit continuerà in ogni caso a fornire (ad interim e a condizioni di mercato) determinati servizi di supporto, principalmente relativi a sistemi IT. In più, ha concordato con Pzu e Pfr la vendita delle ulteriori partecipazioni tre società polacche del gruppo (Pioneer Pekao Investment Management, Pekao Pioneer e Dom Inwestycyjny Xelion) per un prezzo complessivo di 142 milioni. Totale: più di tre miliardi. Ora l'attesa del mercato è sulla vendita di Pioneer, controllata nell'asset management, arrivata alle battute finali dopo l'esclusiva concessa ai francesi di Amundi. L'offerta sarebbe tra 3,2-3,4 miliardi e l'accordo potrebbe essere firmato giù lunedì insieme alla cessione di parte del portafoglio di sofferenze da 20 miliardi di euro.

Negli ultimi due anni, comprendendo anche l'uscita dal mercato ucraino dell'ex ad Federico Ghizzoni, Unicredit ha venduto asset per quasi cinque miliardi cui potrebbero presto aggiungersene altri tre dai francesi per Pioneer (più un dividendo straordinario per Unicredit compreso tra 500-800 milioni di euro). Le cessioni sono utili per fare cassa e per ridurre l'importo dell'aumento di capitale da varare a febbraio ma il gruppo dovrà rinunciare a un contributo agli utili. In base alle stime di Equita, ad esempio, Pekao contribuisce al 10% circa dei profitti 2017-19.

Di certo, la banca che si presenterà davanti agli analisti riuniti a Londra il prossimo 13 dicembre sarà dunque diversa da quella disegnata da Alessandro Profumo - per tredici anni ad di Unicredit - che era partito dalla Baviera con l'acquisto di Hypovereinsbank per poi accelerare nell'Europa centro-orientale con presidi in Polonia (Unicredit era entrata in Pekao nel 1999) rilevando una quota di quasi il 53%), Romania, Austria, Ucraina, Russia fino alla Turchia.

Una corsa sfrenata per mettere bandierine in 17 Paesi che ha visto poi la banca andare a sbattere contro il muro della crisi di Lehman Brothers: l'istituto ha dovuto affrontare prima un aumento di capitale da quasi tre miliardi nel 2008, poi un altro da 4 miliardi nel 2010 e altri 7,5 miliardi nel 2012 quando Profumo era già approdato al Monte dei Paschi.

A Piazza Affari, intanto, il titolo Unicredit ha chiuso la seduta di ieri mettendo a segno un rialzo del 2,98% (2,56 euro). Nell'ultimo mese le azioni hanno guadagnato quasi il 15% ma il bilancio dell'ultimo anno resta negativo: -52,3 per cento.

«Unicredit sarà come la vogliono i clienti», ha detto Mustier in un'intervista rilasciata a luglio.

Assicurando che «il perimetro del gruppo potrà essere rivisto, ma non intendiamo cambiare l'identità europea».

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