Economia

Per Unicredit l'ipotesi Commerzbank

«Financial Times» rilancia la fusione: Mustier pronto all'offerta. Ma il pallino è a Berlino

Per Unicredit l'ipotesi Commerzbank

Il cuore di Unicredit torna a pulsare per Commerzbank. Tanto che, se le (tempestose) prove di matrimonio tra quest'ultima e Deutsche Bank fallissero sotto la responsabilità politica del governo Merkel di 30mila potenziali esuberi a ridosso delle elezioni europee, Unicredit potrebbe «intrufolarsi» tra i due amanti, con una «offerta multimiliardaria» per la maggioranza della stessa Commerz, che vede lo Stato tedesco grande azionista con il 15 per cento.

L'indiscrezione, rilanciata dal Financial Times, ha tenuto banco ieri in Borsa, dove Unicredit ha ceduto lo 0,66%; mentre la «preda» Commerz è scattata del 3,2%. La banca italiana vale circa tre volte quella tedesca (27 miliardi di capitalizzazione contro 9), la fusione darebbe vita a un gruppo da 36 miliardi, il primo campione europeo dopo l'invito al consolidamento lanciato dalla Vigilanza.

Unicredit non commenta ma ricorda di essere concentrato sul piano industriale elaborato dall'ad Jean Pierre Mustier che, a febbraio, aveva peraltro detto di considerare «impraticabili» operazioni transfrontaliere «nel breve-medio termine» in Europa sia per «ostacoli regolamentari», sia per «difficoltà nel fare sinergie». All'opposto le fondazioni azioniste, tramite Cariverona (1,8%), a gennaio avevano detto di aspettarsi un deal internazionale dal top manager.

Di certo Unicredit avrebbe solo grattacapi se ora desse l'idea di opporsi all'asse Db-Commerzbank voluto da Angela Merkel, ma secondo gli analisti Mustier ha più di un motivo per provarci. Il progetto Commerz, peraltro già accarezzato nel 2017, sarebbe infatti basato in Germania. Questo, oltre ad ammorbire Berlino, porterebbe al gruppo di Piazza Gae Aulenti benefici sul costo della raccolta grazie ai rendimenti negativi dei «virtuosi» bund rispetto ai Btp italici: alcuni analisti stimano un beneficio dell'utile per azione del 4-6%. Compirebbe inoltre un passo avanti il progetto di banca commerciale paneuropea. Il tutto senza troppe sovrapposizioni sulle reti, visto che Hypo, la controllata tedesca di Unicredit, è concentrata in Baviera, mentre Commerz è su tutto il territorio. Tra i punti negativi, però, la ridotta redditività della banca tedesca, e quindi ancora una volta la difficoltà di praticare dei severi tagli.

Unicredit, si dice, manterrebbe comunque una sede in Italia, per evitare difficoltà con Quirinale e Palazzo Chigi. La partita è quindi politica e nulla si può fare senza il consenso di Berlino che ha investito in Commerz a 18 euro per azione (contro i 7,4 euro attuali). Ecco perché c'è chi pensa che l'«opzione Unicredit» possa essere usata per far digerire ai sindacati i 30mila tagli del campione pantedesco Db-Commerz, riducendo l'imbarazzo dell'esecutivo Merkel. O per far capire che è ora di rompere gli indugi agli altri pretendenti di Commerz: Bnp Paribas, Santander e Ing.

L'alternativa sulla via del consolidamento per Unicredit è il ventilato asse con Société Générale. Il colosso francese - ha sottolineato ieri il presidente Lorenzo Bini Smaghi - intende essere «protagonista» nel processo di consolidamento bancario a livello europeo.

Tuttavia al momento - ha aggiunto - molti sono gli ostacoli da superare per arrivare alla costituzione di grandi player europei.

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