Economia

Unipol pronta a farsi la sua bad bank

Possibile lo scorporo. E Cimbri prende tempo sulla bancassurance con Banco Bpm

Camilla Conti

Anche Unipol deve disinnescare la mina dei crediti deteriorati della sua controllata Unipol Banca. E per farlo, potrebbe varare uno scorporo societario tra l'istituto in bonis e una bad bank, in modo che la società «ripulita» possa poi prendere parte a un eventuale processo di fusione o acquisizione. Lo ha detto ieri l'ad della compagnia assicurativa bolognese, Carlo Cimbri, presentando i conti del gruppo agli analisti e ricordando che Unipol Banca ha già creato una divisione specifica per la gestione dei crediti deteriorati.

Quanto all'alleanza stretta con Banco Bpm in Popolare Vita tutte le opzioni sono aperte: a fine 2016 è scaduto il periodo di esercizio dell'opzione put che il gruppo assicurativo aveva sulla partecipazione nella joint venture bancassicurativa ma ha deciso di prorogarla fino al 30 giugno. «Con Castagna», ha rivelato Cimbri, «ci siamo accordati di prenderci il tempo necessario per fare tutti gli approfondimenti utili per vedere se ci sono le condizioni di reciproco interesse per proseguire nella partnership o fare scelte diverse. Ci stiamo lavorando e lavoreremo nei prossimi mesi». Il management sta discutendo anche con Bper «per vedere se ci sono le condizioni per prolungare l'accordo nella bancassurance che già abbiamo anche con la Popolare di Sondrio», ha aggiunto l'ad, e con Unicredit per allargare ulteriormente la partnership in Incontra. Lo scorso anno il settore bancario ha segnato un risultato economico lordo positivo per 7 milioni (+10,8%) con una riduzione del 4% dei crediti deteriorati lordi (158 milioni).

Per l'intero gruppo il 2016 si è chiuso con un utile netto di 535 milioni, in calo rispetto ai 579 milioni del 2015 che avevano beneficiato in modo straordinario della gestione finanziaria. La raccolta diretta assicurativa si attesta a 14,8 miliardi (-10,1%) e si suddivide tra 7,8 miliardi (-0,9%) nei danni e 7 miliardi nel vita (-18,6%). La raccolta Auto si è attestata a 4,2 miliardi (-3,9%), con un aumento del portafoglio pari a circa 125mila polizze. Il comparto Non Auto ha invece registrato una raccolta di 3,5 miliardi (+2,8%), grazie al buon andamento del business retail. L'ipotesi di dividendo è di 0,18 euro per azione, come nel 2015, con un payout di circa l'80 per cento.

Sempre dalle pieghe del bilancio del gruppo emerge che il settore immobiliare ha fatto registrare una perdita di 22 milioni contro i -96 milioni nel 2015. Mentre il risultato degli asset alberghieri, turistici, agricoli e sanitari, è stato negativo per 19 milioni da un rosso di 18 milioni. Infine, la gestione finanziaria, ha dovuto fare i conti con la svalutazione del 24% dell'investimento nel fondo Atlante per 19,5 milioni. Il tutto mentre è proseguita la politica di graduale riduzione dell'incidenza di titoli governativi domestici nell'ambito di una progressiva diversificazione verso titoli corporate e altre attività finanziarie.

A Piazza Affari il titolo Unipol ha chiuso la seduta lasciando sul terreno l'1,26% attestandosi a quota 3,28 euro. Negli ultimi sei mesi le azioni hanno guadagnato quasi il 28 per cento.

Il titolo UnipolSai ieri ha invece perso l'1,05% 1,88 euro (+22,7% nell'ultimo semestre).

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