Economia

Usa, Fca punta 4,5 miliardi. E strizza l'occhio a Trump

Attesi 6.500 nuovi posti di lavoro. Ma in Italia l'ecotassa lascia in panne la filiera dell'auto

Usa, Fca punta 4,5 miliardi. E strizza l'occhio a Trump

Roma Cresce il peso di Fca negli Usa, mentre a Pomigliano si accende il semaforo verde ai lavori nei reparti lastratura e verniciatura in vista della produzione del Suv compatto di Alfa Romeo. In attesa che l'ad Mike Manley sgombri il campo da ogni dubbio sugli investimenti in Italia (5 miliardi) e parli degli altri impianti nell'area Emea (Polonia, Serbia e Turchia), il Michigan riceve altri 4,5 miliardi di dollari che, a livello occupazionale, varranno 6.500 nuovi posti. Allo stesso tempo, il gruppo annuncia però oltre 1.370 licenziamenti a Belvidere (Illinois) dove nasce il Cherokee. In pratica si torna ai due turni.

L'investimento di 4,5 miliardi rappresenta un regalo importante a Donald Trump, che da sempre auspica la concentrazione delle risorse dell'industria negli Usa. E anche un modo per cercare di stemperare le tensioni tra Stati Uniti ed Europa dopo le minacce di applicare dazi salati sull'export dal Vecchio continente. Dal 2009, il Lingotto ha destinato agli Usa circa 14,5 miliardi, creando 30mila posti. Le risorse riguardanti il Michigan serviranno alla costruzione di una nuova fabbrica a Detroit e all'aumento della capacità in 5 siti. Viene così garantita l'espansione dei marchi Jeep (due novità previste ed elettrificazione dei modelli) e Ram. La struttura produttiva sarà in grado di sfornare veicoli Jeep con motore ibrido plug-in e anche full electric.

Suv e pick-up sono e saranno il core business di Fca negli Usa. Il gruppo ha infatti cessato la realizzazione, Oltreoceano, di vetture compatte. «Proseguiamo il cammino iniziato tre anni fa - spiega Manley - che punta sulla crescita della redditività. Jeep entrerà in due nuovi segmenti ad alto margine (modelli di taglia XXXL), oltre a dare il via a nuovi prodotti elettrificati».

Su Pomigliano, i sindacati hanno ricevuto la notizia dell'avvio dei lavori nei reparti verniciatura e lastratura. «Questi investimenti - precisa Ferdinando Uliano (Fim) - partiranno in maggio».

Restando in Italia, la filiera automotive sembra aver ormai scelto come dimora l'Aventino. Il governo continua a non ascoltare le richieste che mirano a trovare un modo razionale per rinnovare il parco circolante del Paese: su oltre 37 milioni di vetture, 17,5 milioni hanno più di 10 anni. Al contrario, provvedimenti come l'ecobonus e l'ecotassa, in vigore dall'1 marzo, «più che giovare al mercato - protesta la filiera - creano ancora più confusione e timori tra i consumatori». Anche perché a 48 ore dall'entrata in vigore del sistema bonus-malus, costruttori e concessionari non sanno ancora come comportarsi. Per quanto riguarda il «premio» green, i ministeri competenti devono ancora trasmettere la documentazione alla Corte dei conti.

Si naviga a vista anche sul fronte ecotassa. Ieri sera nessuna circolare era ancora pervenuta ai diretti interessati. «Hanno voluto l'ecotassa - affermano dalla filiera - e adesso non sanno come riscuoterla».

A Roma, in occasione della presentazione del Salone Parco Valentino (dal 19 al 23 giugno a Torino), Aci, Anfia, Unrae e Federauto hanno espresso all'unisono la preoccupazione del settore per come il governo, ma anche molte amministrazioni locali (Milano tra queste) stanno affrontando, privilegiando l'ideologia, il tema mobilità.

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