Economia

Gli Usa stangano l'auto Ue: dazi al 25%

Nel mirino le case tedesche. Bruxelles: «Gli Usa rispettino le promesse fatte a luglio»

Gli Usa stangano l'auto Ue: dazi al 25%

Donald Trump non ingrana la retromarcia sui dazi alle automobili europee. «Metteremo una tassa del 25% su ogni auto che arriva negli Stati Uniti dall'Unione europea», ha detto durante una manifestazione in West Virginia. Semplice propaganda elettorale, in vista delle elezioni di mid-term, in una prova muscolare destinata a ribadire il concetto, peraltro già chiaro ed elementare, dell'America First? Può darsi. Di certo, il tycoon introduce un altro elemento di instabilità non privo di conseguenze nella disputa commerciale col resto del mondo. È il solito gioco praticato su un doppio binario: da un lato la Casa Bianca riapre il canale dei negoziati con la Cina a ridosso delle misure punitive che gli Usa dovrebbero applicare da oggi a 16 miliardi di dollari di merci del Dragone; dall'altro torna a minacciare Bruxelles, anche se l'obiettivo primario è Berlino.

Con la Germania l'inquilino della Casa Bianca ha da tempo un conto aperto, tra ripetute accuse di manipolare il mercato valutario attraverso l'euro («Un marco mascherato»), di essere fuorilegge in quanto a surplus e di scarsa partecipazione finanziaria alla Nato. L'auto tedesca è quindi il bersaglio perfetto: vista la quantità di modelli esportati negli Usa, 494mila lo scorso anno per un valore di poco inferiore ai 20 miliardi, dazi del 25% peserebbero non poco sui bilanci. Costringendo così la Germania a scendere a più miti consigli. Nella sua furia punitiva, Trump sembra però dimenticare gli insediamenti che major tedesche come Bmw, Volkswagen e Daimler hanno da anni dislocato negli Stati Uniti. Tutta forza lavoro americana che potrebbe andare incontro a licenziamenti di massa, tenuto conto delle ripercussioni sui risultati aziendali messe già in conto da Daimler (profit warning lanciato lo scorso giugno) a causa dei dazi messi da Pechino sull'import di quattroruote made in Usa.

Non è chiaro, tuttavia, se e quando scatteranno le tariffe sull'auto Ue. Martedì scorso, il segretario al Commercio Wilbour Ross aveva riferito, in un intervista al Wall Street Journal, che l'amministrazione Trump difficilmente avrebbe imposto delle tasse sulle automobili nell'immediato futuro, non essendo ancora pronte le raccomandazioni e uno studio del Dipartimento del Commercio sul tema. Tra le ragioni del ritardo, ha aggiunto Ross, anche i negoziati in corso con Europa, Messico e Canada. Da Bruxelles nessun commento, anche se alcune fonti comunitarie ricordano che «le parti sono concentrate sull'attuazione della dichiarazione congiunta concordata dai presidenti a luglio». Quando il presidente Usa avrebbe comunicato a Jean-Claude Juncker, numero uno della Commissione Ue, l'intenzione di soprassedere dall'idea sui dazi sull'auto.

La Fed ha, intanto, confermato ieri, nelle minute dell'ultima riunione, l'intenzione di alzare «a breve i tassi». La stretta arriverà quindi il mese prossimo, nonostante le pressioni di Trump tese a sospendere i giri di vite al costo del denaro.

Da settembre, un altro possibile fronte caldo per l'America.

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