Economia

Veneto Banca contesta Visco E chiude la porta a Vicenza

Veneto Banca contesta Visco E chiude la porta a Vicenza

I rapporti tra il mondo delle Popolari e Bankitalia non sono distesi da quando Ignazio Visco ha tentato la spallata per trasformare le grandi cooperative in società per azioni, ma ieri i soci della piccola Veneto Banca sono andati oltre, contestando l'operato della Vigilanza per difendere l'indipendenza e l'identità dell'istituto.
A guidare la «rivolta», intrisa di orgoglio cittadino, è stato il presidente uscente Flavio Trinca. Il banchiere, visibilmente rabbuiato ed emozionato, pur presentandosi dimissionario in assemblea insieme al resto del consiglio come imposto dalla Vigilanza, non ha avuto remore a dire che gli ispettori inviati da Visco avrebbero letto in modo «distorto» e «strumentale» la realtà della banca trevigiana, anche allo scopo di «favorire una aggregazione». Ma Veneto Banca, malgrado sia stata messa quasi carponi dalla crisi, non ha alcuna intenzione di arrendersi. I 5.800 soci che affollano il pallone che campeggia nella frazione di Venegazzù (provincia di Treviso) applaudono, alcuni dichiarano di aver scritto le proprie rimostranze alla Vigilanza.
Palazzo Koch, naturalmente ha vinto: da ieri il presidente è Francesco Favotto mentre l'ad Vincenzo Consoli ha fatto un passo indietro diventando direttore generale. E visto il rosso emerso nel 2013 dopo il giro di vite sugli accantonamenti, tra una quindicina di giorni scatterà il previsto aumento di capitale da 500 milioni (il prossimo board è martedì), così come ci sarà una stretta sulla vendita della controllata Bim.
Resta però la «insurrezione» di Treviso, che ha fatto nuovamente muro alla sola idea di farsi annettere da Popolare Vicenza: quando Trinca ha chiesto quanti soci sarebbero stati disposti ad accettare un matrimonio, nessuno ha alzato la mano e subito dopo Consoli ha provato a dimostrare con i numeri che non sarebbe una buona scelta.
La possibile nuova «superpopolare» del Veneto è finita prima di vedere la luce. A pochi chilometri di distanza Gianni Zonin, ribadisce che Vicenza non prenderà con la forza un'altra popolare, aggiungendo che invece ha presentato una manifestazione di interesse per la Cassa di Risparmio di Ferrara, commissariata dalla Vigilanza; le alternative per Zonin sono BancaEtruria o Popolare di Marostica. L'assemblea ha poi approvato il bilancio 2013, chiuso in rosso per 28,2 milioni e quindi senza dividendo.
Finisce invece un'era alla Popolare di Sondrio: Piero Melazzini ha lasciato la presidenza della cooperativa lombarda, di cui in oltre 60 anni aveva salito tutta la scala del comando, ricoprendo anche la carica di direttore generale e di ad. Melazzini, 83 anni e uomo-simbolo dell'istituto, resterà comunque presidente onorario.

La presidenza va, con una successione interna, a Francesco Venosta, mentre il vice è ora il padrone di Peck, Lino Stoppani.

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