Economia

Vivendi prova a ostacolare il futuro di Mediaset

Francesi sempre contro, chiedono al tribunale di votare per opporsi alla fusione con la Spagna

Vivendi prova a ostacolare il futuro di Mediaset

Vivendi chiede l'intervento della magistratura per poter votare all'assemblea Mediaset convocata il 4 settembre prossimo. L'assise dovrebbe dare il via libera al progetto Media for Europe (MfE), unendo Mediaset Italia con la controllata spagnola aggregando così tutti gli asset del Biscione e traslocando la sede in Olanda, pur continuando a pagare le tasse nel nostro paese. Certo la richiesta, seppur d'urgenza, alla magistratura è piuttosto tardiva e non c'è dubbio che Vivendi speri comunque con la mossa di far slittare l'operazione.

Il gruppo francese che fa capo a Vincent Bolloré - secondo azionista Mediaset con il 28,8%, ma con la disponibilità solo del 9,9% mentre il 16,8% è stato girato al a Simon Fiduciaria per ottemperare quanto richiesto da Agcom sulla base della legge Gasparri - , è contrario all'operazione. Il motivo è spiegato in maniera chiara in una nota: «I diritti di voto degli azionisti di minoranza, in particolare di Vivendi, sarebbero indebitamente pregiudicati nel quadro dello statuto proposto da MfE». In realtà era stata Mediaset a sollecitare Vivendi con una comunicazione alla Consob di prendere una decisione precisa sulla vicenda invece di far filtrare notizie al mercato con il solo scopo di deprimere il titolo in Borsa. Secondo il Biscione si tratta di un comportamento illecito che danneggia tutti gli azionisti. Ieri comunque le azioni Mediaset hanno chiuso in rialzo (+1,4%) a 2,97 euro con il titolo che è rimasto ben al di sopra del prezzo di recesso (fissato a 2,77 euro) dall'operazione.

Il consiglio di Mediaset (e sopratutto il regolamento Agcom) impedisce ovviamente anche al trust Simon Fiduciaria di partecipare all'assemblea, e dunque la scommessa di Vivendi è di riuscire a coagulare attorno a sé altri investitori scontenti. Nei giorni scorsi i proxy Advisor Glass Lewis e Iss si erano pronunciati sulla questione: il primo a favore e il secondo contro proprio a causa della governance. Con l'operazione Mfe la holding del gruppo Berlusconi Fininvest, che ha il 44% di Mediaset, rafforzerebbe definitivamente la presa sul gruppo di Cologno Monzese al fine di porre le basi per un polo europeo della tv in Italia e Spagna, oltre alla partecipazione nella tedesca Prosiebensat.

Intanto ieri Mediaset ha siglato un accordo con Prime video, il servizio streaming di Amazon, per la trasmissione di «Made in Italy», una sua serie tv originale ed inedita che racconta l'esplosione della moda nella Milano anni settanta grazie al talento di stilisti come Krizia, Armani e Valentino molto popolari anche negli Usa.

Il gruppo italiano ha espresso «soddisfazione per un accordo che lo vede esordire nel ruolo inedito di content provider internazionale.

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