Economia

VW taglia 7.000 addetti: "Colpa dell'auto elettrica"

Nel mirino le fabbriche tedesche di Hannover e Emden Ora si attendono le reazioni di governo e sindacato

VW taglia 7.000 addetti: "Colpa dell'auto elettrica"

La corsa all'auto elettrica miete le prime di quelle che si preannunciano decine di migliaia di vittime. Il tema è quello dell'occupazione: il rovescio della medaglia degli investimenti massicci che i costruttori di tutto il mondo portano avanti sull'elettrificazione dei modelli. E tocca al leader europeo dell'auto, lo stesso gruppo Volkswagen che ha da poco messo a budget 50 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni su elettrico, guida autonoma e servizi digitali, inaugurare i primi tagli nei propri stabilimenti. Saranno infatti circa 7mila i posti di lavoro che verranno eliminati nelle fabbriche tedesche di Hannover ed Emden.

A scriverlo è il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. «La riduzione del personale - si legge - avverrà attraverso l'uscita volontaria e il pensionamento parziale. Ai dipendenti temporanei saranno, invece, offerti contratti presso la consociata Porsche e lo stabilimento Volkswagen di Kassel». Il motivo: la spinta del colosso di Wolfsburg a incrementare le vendite di veicoli elettrici, obbliga il ripensamento della produzione in alcuni stabilimenti.

Una notizia che guasta il Natale e che non farà mancare le reazioni del governo e del potente sindacato Ig Metall. Non si parla di licenziamenti, ma il segnale è chiaro: per produrre un'automobile elettrica occorrono meno persone lungo la linea di montaggio, anche perché è l'Asia (la Cina in particolare) a dominare in questo momento il mercato dei motori elettrici e dei relativi componenti, soprattutto le batterie.

La società AlixPartners, nel Global automotive outlook del 2017, aveva lanciato il primo allarme. «A partire dal 2030 - fa sapere lo studio - il crollo dell'occupazione sarà elevato, tra 16mila e 17mila persone ora impiegate dai costruttori in 126 stabilimenti preposti all'assemblaggio di motori e trasmissioni». La forza lavoro richiesta per produrre batterie e motori elettrici (3,7 ore) è, di fatto, molto minore rispetto a quella per le trasmissioni e i motori tradizionali (6,2 ore).

AlixPartners avvertiva già lo scorso anno che «l'impatto delle vetture elettriche sta iniziando a farsi sentire e i gruppi automobilistici dovranno riposizionarsi rapidamente per non farsi trovare impreparati di fronte ai nuovi trend del mercato».

Altro dato allarmante, è quello diffuso in giugno dal Fraunhofer Institute of Industrial Engineering, che si è basato su informazioni fornite da Daimler-Mercedes, Bmw, Volkswagen, Bosh e Schaeffler. In Germania, lavorano nell'automotive 840mila persone, 210mila delle quali si occupano di produrre motori. A rischio, in proposito, sarebbero 75mila posti. Il dato è stato calcolato su una ipotesi di diffusione delle autovetture elettriche pari al 25% dell'intero mercato nel 2030.

Già all'inizio dell'anno Volkswagen aveva annunciato la volontà di costruire 16 impianti per le e-car in tutto il mondo, principalmente convertendo quelli esistenti, e l'intenzione di acquistare batterie in grado di alimentare milioni di veicoli elettrici. In base al nuovo piano, tre impianti tedeschi verranno convertiti.

Tra questi, figurano Emden, dove viene prodotta la Passat, e Hannover che sforna invece i van.

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