Economia

Wall Street piega Trump sugli investimenti cinesi

Dietrofront del tycoon dopo il ko degli indici di lunedì. Il peso della Borsa sul voto di mid-term

Wall Street piega Trump sugli investimenti cinesi

Contrordine: Donald Trump non intende più limitare gli investimenti delle imprese cinesi negli Stati Uniti. Per la prima volta, l'inquilino della Casa Bianca rinuncia ad agire d'imperio e mette nelle mani del Congresso il compito di rafforzare il mandato di una commissione guidata dal Tesoro (il Cfius). Che avrà il potere di decidere se lo straniero va bloccato, allo scopo di difendere la sicurezza nazionale, o se può mettere piede negli States.

La retromarcia, piuttosto clamorosa, arriva a non più di due giorni di distanza dall'annuncio con cui il presidente Usa aveva manifestato l'intenzione di introdurre misure atte a restringere la possibilità per i gruppi non americani di mettere le mani sulle corporation hi-tech a stelle e stelle. Restringimenti validi per tutti, ma mirati decisamente a colpire le aziende cinesi, così da depotenziare il piano messo a punto dal Dragone per diventare, entro il 2025, il big mondiale in almeno 10 settori ad alta tecnologia. Insomma, l'ennesimo capitolo nella guerra combattuta a colpi di dazi reciproci tra Washington e Pechino. Andato però subito di traverso ai mercati e in particolare a Wall Street, incappata in un lunedì nero: Dow Jones giù dell'1,33% e Nasdaq azzoppato da un -2%. E proprio il pollice verso mostrato dagli indici newyorchesi al giro di vite potrebbe aver indotto il tycoon a rinfoderare la spada. Molto meno pericoloso menare altri fendenti contro Harley-Davidson, colpevole di voler delocalizzare parte della produzione per sottrarsi alle super-tariffe europee: «Ho fatto così tanto per voi - il tweet feroce di ieri - e ora fate questo. Altre compagnie stanno tornando al luogo a cui appartengono. Noi non dimenticheremo e lo stesso faranno i vostri clienti e i vostri concorrenti!».

Con Wall Street, dove tra l'altro i titoli tecnologici pesano per il 26% sullo S&P 500, si gioca invece col fuoco. E il rischio di scottarsi è alto. Soprattutto nell'anno delle elezioni di medio-termine. Non sarebbe il massimo per il tycoon arrivare a novembre con una Borsa che ha dilapidato i guadagni (circa il 18%) accumulati dalla sua elezione e che, quindi, manda segnali recessivi ai consumatori. La tenuta di Wall Street ieri (invariata a un'ora dalla chiusura) e il recupero pomeridiano delle Borse europee (Milano da -1% a +0,65%) dopo il dietro-front di Trump dimostrano quanto i mercati siano sensibili al tema del protezionismo. Lo sa bene il ministro del Tesoro Steve Mnuchin, pronto a scaricare su Peter Navarro, consigliere economico della Casa Bianca, la responsabilità di aver inviato segnali contrastanti sulle restrizioni agli investimenti cinesi.

Una guerra in piena regola alla Casa Bianca tra colombe e falchi.

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