Economia

Wester, il tedesco più italiano di tutti

È l'ad-ingegnere che ha in mano il futuro di Maserati e Alfa. «Che gioia da giovane se una Gtv superava una Bmw»

nostro inviato a Torino

Harald Wester, 56 anni, da Linz, è senza dubbio l'ingegnere-manager tedesco più italiano di tutti. Lo si capisce subito, da come affronta la discussione: «Da millenni - ci spiega poco dopo aver brindato ai 100 anni di Maserati con il presidente di Fiat Chrysler, John Elkann, l'ad Sergio Marchionne e i 750 ospiti intervenuti al gala nella Reggia di Venaria - l'Italia fa cose straordinarie e c'è chi, qualche volta, è tentato ora di pensare che solo nel passato siamo stati capaci di realizzare tutte quelle meraviglie. Io credo, sono convinto che ci riusciremo ancora, che recupereremo».
A Wester, Marchionne ha affidato la sfida più difficile nel quale il gruppo è impegnato: il rilancio, da qui al 2018, di «un'Alfa Romeo tutta da rifare», insieme a quello, in questo caso già ben avviato, della «giovane» centenaria Maserati. Lo stesso marchio che, una decina di anni fa, era a un passo dal diventare tedesco e finire nel carniere di Audi, cioè nel gruppo Volkswagen. E Wester, che ha iniziato la sua carriera proprio all'interno del colosso vicino a casa, prima in Volkswagen, come capo della divisione ricerche e prototipi, e quindi in Audi, non si fa problemi ad affermare che «se Maserati fosse diventata tedesca, sarebbe stato un male». Anche se, ammette, «Audi non ha distrutto Lamborghini, ma ha solo cambiato certe cose». «Il marchio modenese - chiarisce Wester, riferendosi sempre all'esempio tedesco - non è adatto alle strategie di convergenza delle grandi aziende, ma necessita di una cura particolare e di attenzioni continue». Una strategia che ha portato alla rinascita della casa automobilistica del Tridente che, in questo momento, produce i suoi modelli lungo l'asse Modena-Grugliasco, in attesa che le rinnovate linee di montaggio di Torino-Mirafiori inizino a sfornare, dal 2015, il Suv Levante. Si può dire che Wester, al di là dei suoi trascorsi in casa Volkswagen-Audi - prima di approdare alla Ferrari, dove ha guidato lo sviluppo prodotto, quindi all'austriaca Magna e poi in Fiat - fin da giovane ha avuto un debole per le auto italiane. Racconta, infatti, che «con mio papà, grande appassionato di corse, spesso si andava al Nürburgring e quando vedevo una Gtv passare una Bmw ero contento».
Braccio destro tecnico di Marchionne, l'ingegnere di Linz è impegnato su due fronti: portare a 75mila unità annue, dalle 15.400 del 2013, la produzione del Tridente e continuare a fungere da macchina da soldi per il gruppo, visto che nel 2013 i margini sono stati del 10,3% sopra i livelli dei brand tedeschi; ricostruire praticamente da un foglio bianco l'Alfa Romeo, marchio dalle enormi potenzialità e da troppi anni in incredibile sofferenza. Chiaro, a tale proposito, l'obiettivo di Wester: togliersi più soddisfazioni possibili a scapito delle tedesche Audi, Bmw e Mercedes. Come ai tempi del Nürburgring.
Il nome di Wester, intanto, visti i trascorsi a Maranello, è stato indicato, da alcuni, come possibile successore di Amedeo Felisa nel ruolo di ad della Ferrari presieduta da Marchionne. Sul tema, l'interessato, ovviamente non risponde.

Ambienti bene informati sostengono, comunque, che un incarico di responsabilità anche a Maranello sarebbe un po' eccessivo, visto soprattutto il super lavoro al quale Wester, con il suo team, è sottoposto per «rifare l'Alfa Romeo» ed essere puntuale, il 24 giugno 2015 (come anticipato da Marchionne), con la presentazione del primo modello della svolta: la nuova Giulia.

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