Economia

Whirlpool spiazza il governo Alla Indesit 1.350 esuberi

Whirlpool spiazza il governo Alla Indesit 1.350 esuberi

Scure a stelle e strisce sulla Indesit. A meno di un anno dal «Piano Italia» per il rilancio del gruppo, il colosso Usa, Whirlpool, che ha rilevato l'azienda dalla famiglia Merloni, alza la posta sugli investimenti, ma annuncia altri 400 esuberi, oltre ai 950 già previsti, portando il conto totale a 1.350. Una doccia fredda per i sindacati e per il governo che, con il riassetto, si aspettavano il mantenimento dei livelli occupazionali.

Una tagliola, quella annunciata ieri con il piano industriale, in cui sono finite la Indesit di Caserta, lo stabilimento di Albacina e il centro ricerca e sviluppo di None (Torino). E anche se la Whirlpool ha confermato ai sindacati che «l'Italia sarà al centro delle strategie di lungo periodo», sono i dipendenti a pagare il conto più salato: dei 1.350 esuberi, 1.200 saranno nelle fabbriche e 150 nei centri ricerca. «Riconosciamo lo sforzo di far rientrare le produzioni da Cina, Turchia e Polonia, ma non possiamo condividere la scelta di chiudere gli stabilimenti», attacca Michela Spera, segretaria nazionale Fiom. A farle eco, la Uil, che chiede «di rispettare gli accordi pregressi, e quello firmato in sede ministeriale, secondo cui tutte le fabbriche hanno una missione produttiva e fino al 2019 nessuno può essere licenziato. Confidiamo nell'aiuto del governo». Ed è proprio dall'esecutivo che si è levata ieri la voce più dura.

«Prendiamo atto - dice il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi - degli aspetti positivi del piano, ma esprimiamo forte contrarietà per i tagli occupazionali in aree del Paese già colpite da fenomeni di deindustrializzazione». Gli esuberi, si difende l'azienda Usa, «sono stati tenuti al livello più basso possibile e siamo disponibili a soluzioni che evitino procedure di mobilità in linea con lo spirito del Piano Italia». Un invito a trovare un punto di incontro in vista del prossimo 20 aprile quando, a Roma, la Whirlpool incontrerà i sindacati per discutere del piano che, oltre ai tagli, prevede il miglioramento della produzione (da 5,6 a 6,2 milioni di pezzi) e la specializzazione dei siti produttivi per raggiungere un business sostenibile in Europa, Medio Oriente, Africa e specificatamente in Italia.

Gli americani fanno leva sui 500 milioni di investimenti messi sul tavolo per i prossimi quattro anni, in contrasto con gli 83 milioni stanziati nel 2013 con la gestione della famiglia Merloni.

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