Economia

La Yellen esclude Wall Street dal supervertice

La Yellen esclude Wall Street dal supervertice

Jackson Hole, nel Wyoming, è il posto in cui ogni banchiere vorrebbe essere, ogni anno, dal 21 al 23 agosto. È lì, tra le Teton Mountains, che dal 1979 la Federal Reserve tiene il proprio simposio annuale, un angolo di osservazione privilegiato per capire in quale direzione si muoverà l'istituto di Washington.

Quest'anno, a fare gli onori di casa sarà Janet Yellen. Una prima assoluta per l'unica presidente donna nella storia pluricentenaria della Fed. È un debutto che segna una discontinuità con il passato, una sorta di strappo rispetto alla consuetudine che, finora, aveva sempre previsto la presenza fra gli invitati degli economisti delle principali banche americane. Quest'anno, invece, Wall Street non ci sarà. Esclusa, lontana dai cocktail e dai sentieri di montagna dove si possono intessere relazioni, cogliere rumors , fare affari; fuori dalla sala in cui, oltre alla Yellen, si alterneranno al microfono Mario Draghi (Bce), Haruhiko Kurodala (Bank of Japan), Alexandre Antonio Tombini (Banca del Brasile) e Ben Broadbent (Bank of England). Secondo Bloomberg, dalla lista sono stati depennati i nomi di Vincent Reinhart (Morgan Stanley), Jan Hatzius (Goldman Sachs), Ethan Harris (Bank of America). E anche quelli di Mickey Levy (Blenheim Capital Management) e Meredith Whitney (Kenbelle Capital), l'unica ad avere anticipato la crisi delle banche.

Insomma, il Gotha della finanza a stelle e strisce spedito in panchina. «Sulla base del tema della discussione, il resto dei posti disponibili varia di anno in anno», hanno fatto sapere da Jackson Hole, con ciò confermando le esclusioni eccellenti. Il focus, quest'anno, è su «La rivalutazione delle dinamiche del mercato del lavoro», un argomento particolarmente caro alla Yellen. Essendo talmente stretta la connessione tra l'andamento della disoccupazione e le scelte di politica monetaria, appare singolare la scelta di non convocare le banche. Tanto più ora che è entrato nel vivo il dibattito su quando la Fed alzerà i tassi, azzerati da ormai sei anni.

Gli analisti non si aspettano annunci choc da parte della Yellen. Niente a che vedere con i fuochi d'artificio di due anni fa, quando Ben Bernanke annunciò il programma di quantitative easing da 85 miliardi di dollari. Piuttosto, dalle parole dell'ex allieva di James Tobin si capirà che la ripresa del mercato del lavoro ancora lontana rende necessaria una politica accomodante. Ma all'interno della banca centrale le divisioni sul da farsi vanno aumentando. Alcuni osservatori, infatti, hanno legato il mancato invito degli esponenti di Wall Street alle preoccupazioni di alcuni presidenti regionali della Fed sull'eccessiva morbidezza monetaria.

Oppure, forse, la Yellen ha voluto mandare un messaggio chiaro soprattutto agli 11 grandi gruppi bancari che si sono visti bocciare dalla Fed i living wills , i “testamenti“ con cui si indicano le misure per prevenire gli stati di crisi.

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