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Edimburgo, immagine di un destino già scritto

Una città, un cimitero, una fonte inesauribile di ispirazione e tante storie ancora da raccontare, questa è Edimburgo

Edimburgo, immagine di un destino già scritto

“Èdinbra”, come amano chiamarla i suoi abitanti in gaelico scozzese, è una città, all’apparenza, per chi la osserva dalle pianure circostanti, tetra e scura a causa delleimmense distese di verde intenso dei prati che sbattono contro la collina di pietra nera ove sorge.

Ad amplificare questo suo alone di mistero, che allo stesso tempo si trasforma in fascino e voglia di scoprirla, vi è il maestoso Castello di Edimburgo che sorge sulla sommità di antico vulcano estinto.
La zona è abitata fin dal IX secolo A.C., mentre la struttura del Castello attuale risale al XVI secolo. Una volta attraversato il ponte levatoio si trovano diverse costruzioni, la cappella e i musei del castello oltre alle Insegne di Scozia, ma per chi arriva fin qua è imperdibile il più spettacolare panorama della città. Tutti i giorni alle 13 in punto, eccetto la domenica, la città viene salutata da un colpo di cannone a salve, che tuona proprio dall’alto dei bastioni (One o’clock gun).

Ma tra i tanti motivi di interesse che riserva questo edificio se ne trova uno in particolare nella stanza della Corona (Crown Room) ove sono conservate le Insegne (o Regalia) diScozia costituite dall’antico scettro e dalla Corona. Lo scettro, sormontato da un globo in cristallo di rocca, fu donato dal Papa Alessandro VI Borgia a Giacomo IV alla fine del ‘400, mentre la Corona, costruita in oro e decorata con 20 pietre preziose, è ulteriormente impreziosita con 22 gemme e perle d’acqua dolce provenienti dai fiumi scozzesi.
Tra gli sfarzi e gli scintillii di questi tesori è esposta anche la Stone of Destiny ovvero pietra del destino, la cui storia la rende di maggior valore rispetto a tutti i tesori qui custoditi. Si tratta di un blocco di arenaria alle cui estremità sono fissati due anelli di ferro arrugginito; venne usata per l’incoronazione di tutti i re di Scozia per quasi 500 anni fino al la fine del XIII secolo quando Edoardo I d’Inghilterra la collocò nell’Abbazia di Westminster a Londra, dove fu impiegata per i sovrani inglesi, Elisabetta II compresa . La sua origineè da ricercarsi in Terra Santa, mentre in tempi più moderni si ricorda per le cerimonie di incoronazione dei re scozzesi che vi salivano in piedi, mentre quelli inglesi vi si mettevano sempre seduti anche a simboleggiare la sottomissione della Scozia all’Inghilterra. Molte storie si potrebbero raccontare su questa pietra, e infatti molto è stato scritto, tuttavia quella “goliardicamente” più interessante racconta che Edoardo I (che la trafugò) fu ingannato con una volgare imitazione della pietra originale, e si dice che quella autentica sia ancora nascosta da qualche parte del territorio scozzese. In ogni caso questo importante simbolo fu restituito al popolo scozzese nel 1996 e posto dove oggi è possibile ammirarlo.

Fuori dal castello, ad ogni passo e in ogni angolo si possono scoprire cose insolite e fatti interessanti, tanto che pochi luoghi al mondo possono vantare la fama di essere stati fonte di una così vasta ispirazione letteraria. Il cimitero di Greyfriars Kirkyard ad esempio, nelle vicinanze della chiesa di Greyfriars, è l’origine di tanti moderni romanzi. Per scoprire il suo fascino è necessario visitarlo all’imbrunire, quando quell’alone di mistero rende ancora più magiche le storie, che solo l’aiuto di una guida potrà svelarne i segreti più nascosti. Pare che sia infestato dai fantasmi e certamente il più famoso e temibile è quello di Bloody George Mackenzie. Mary Shelley, autrice di Frankestein, si ispirò proprio a questo cimitero, e in particolare alla tradizione dei “resurrectionists”, che trafugavano i cadaveri dei defunti “freschi” per rivenderli alle facoltà di medicina.

Che dire del famoso vampiro conte Dracula? Bram Stoker trovò ispirazione in un libro dell’italiano Polidori, il quale proprio ad Edimburgo trascorse diverso tempo e per la cui università scrisse un trattato sul sonnambulismo. Ad avvalorare tale ipotesi pare che lasagoma inquietante del castello di Edimburgo sia proprio quella da cui trasse ispirazione per il castello del vampiro. Certamente questo cimitero è suggestivo e quanto si trova al suo interno è particolarmente interessante, tuttavia la maggior parte di coloro che arrivano fino alle sue porte è alla ricerca della tomba di un cane di nome Bobby commemorato con una statua situata all’ingresso. Questo cane è conosciuto per la sua proverbiale lealtà verso il padrone morto, in quanto per ben 14 anni vegliò la sua tomba in questo cimitero, fino a quando nel 1872 morì. Questa commovente storia ispirò Eleanor Atkinson che nel 1912 pubblicò la novella Greyfriar’s Bobby che poi divenne un film della Walt Disney. Nelle vicinanze di questo cimitero, la storia vuole che si trovasse un panettiere che, grazie all’invitante profumo che usciva dal forno, attirava nella zona molti gatti; dalla loro osservazione Tomas Eliot scrisse il libro Old Possum’s Book of Practical Cats, oggi universalmente noto per il famoso musical Cats.

Che questo cimitero abbia un non so che di affascinante è confermato anche da una delle storie di maggior successo contemporanee: Harry Potter. La sua “mamma letteraria”, la scrittrice J.K.Rowling, ha trascorso tantissimi pomeriggi a leggere e scrivere in un caffè la cui vista è rivolta proprio verso questo cimitero. Osservando con attenzione le tombe, inotre, si trova una lapide di un certo di James Potter, il papà di Harry, ma anche quella di Tom Riddle, il nemico mortale del maghetto. C’è ancora un’ultima cosa dire a tal proposito, riguarda la scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts. Pare infatti che si tratti dalla scuola di George Heriot posta dall’altro lato del cimitero osservandolo proprio dal caffè dove la scrittrice preparava il romanzo.

Una città, un cimitero, una fonte inesauribile di ispirazione e tante storie ancora da raccontare, questa è Edimburgo.

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