Politica

Gli effetti della direttiva-beffa

All'ufficio immigrazione della Questura di Milano è facile rendersi conto che, in questo clima, la circolare del procuratore capo Bruti Liberati non fa che complicare una situazione già ostica

Milano - Sono giorni di superlavoro all’ufficio immigrazione di Milano. Gli uomini in prima linea, i poliziotti della questura che si occupano degli stranieri - personale ridotto all’osso alle prese con almeno 700 pratiche al giorno - sapevano che a tentare di ottenere il permesso di soggiorno temporaneo sarebbero stati molti più tunisini di quelli che ne avevano realmente diritto. Ed è facile rendersi conto che, in questo clima, la circolare del procuratore capo di Milano non fa che complicare una situazione già ostica.
Ahmed Yassine V., 25 anni, ha tentato la sorte. Regolarmente fotosegnalato a Lampedusa, il 29 marzo scorso è stato arrestato per furto in provincia di Ancona ed è stato espulso con un ordine del questore a lasciare il territorio italiano. Per legge l’arresto è obbligatorio per i clandestini che violano l’ordine entro 5 giorni dalla notifica. Giunto a Milano mercoledì Ahmed si è rivolto all’ufficio immigrazione per chiedere il permesso di soggiorno temporaneo e, dopo i controlli, la polizia ha scoperto che il nordafricano era fuorilegge. A quel punto è stato indagato in stato di libertà e gli è stato dato un nuovo ordine di espulsione («che puntualmente disattenderà» sostengono in questura) previo trattenimento di qualche giorno per il disbrigo delle pratiche al Cie di via Corelli.
Taoufik H., 29 anni, arrivato in Italia a febbraio, aveva invece un ordine di espulsione firmato dal questore di Padova. Clandestino recidivo, con precedenti per spaccio di stupefacenti, il tunisino si è presentato in questura a Milano giovedì. Anche lui voleva il permesso di soggiorno valido 180 giorni su tutto il territorio dell’Unione europea, ma vista la sua situazione - emersa dalla comparazione delle impronte - non solo non ne aveva diritto, ma per legge andava arrestato. Invece, sempre a causa della circolare in questione, ieri è stato indagato a piede libero.
Decreto di espulsione e ordine del questore a lasciare il territorio gravavano anche su Chokri A., tunisino 33enne con precedenti per ricettazione. Anche lui ha provato a rientrare in Italia. C’è riuscito da Lampedusa il 3 marzo e, ora, desiderava anche ottenere il vessillo della legalità con il permesso temporaneo. In questura a Milano l’hanno smascherato subito. Ma non l’hanno potuto arrestare. Gli hanno dato un altro ordine di espulsione e l’hanno lasciato andare.
Più fortunata Sondes E. M., una ragazza 21enne arrivata a Lampedusa a metà marzo. Anche lei è stata sorpresa mentre rubava in un’abitazione qualche giorno dopo a Caserta. E lì, durante l’arresto, la polizia ha scoperto che la ragazza non solo aveva violato la legge, ma che aveva un ordine d’espulsione dall’Italia che risale al 2008 e si serviva di diversi alias. Giunta in questura a Milano per ottenere il permesso temporaneo, la sua pratica è stata analizzata mercoledì pomeriggio. L’hanno denunciata quindi a piede libero con una nuova espulsione e poi, prima di rilasciarla, l’hanno portata al centro di via Corelli per le pratiche. Ma quel giorno non c’era posto nel settore delle donne.

E Sondes è tornata subito libera.

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