Politica

Eluana, archiviato il caso Il gip: "Non fu omicidio"

Il tribunale di Udine ha archiviato l'inchiesta ai danni di Beppino Englaro e altri 12 in seguito al decesso della donna in stato vegetativo permanente da 17 anni. Il padre: "Ho sempre agito nella legge" Il gip: "La prosecuzione dei trattamenti non era legittima"

Eluana, archiviato il caso 
Il gip: "Non fu omicidio"

Udine - Caso archiviato. La morte di Eluana Englaro non fu omicidio. Il gip del tribunale di Udine, Paolo Milocco, ha emesso oggi il decreto di archiviazione relativo alle indagini su Beppino Englaro e altri 13 persone per il reato di omicidio volontario per la morte di Eluana. Il gip ha accolto l’istanza di archiviazione presentata lo scorso 26 novembre dalla procura al termine di indagini durate quasi un anno.

Beppino Englaro: "Ho sempre agito nella legge" "Per uno che ha sempre agito nella legalità e nelle trasparenza non poteva esserci altra conclusione" ha commentato Beppino Englaro. "Io sono sempre stato tranquillo, se si può usare questo termine considerando la tragedia che ho vissuto - ha aggiunto il papà di Eluana -. Ho sempre detto che agivo e avrei agito solo nelle legge e nella giustizia e questo mi è stato riconosciuto".

Il caso L’inchiesta era stata aperta dalla procura dopo la morte di Eluana, avvenuta il 9 febbraio scorso nella clinica La Quiete di Udine dopo 17 anni di stato vegetativo persistente e dopo l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione secondo il protocollo definito sulla base del decreto della Corte d’Appello di Milano. Nell’inchiesta sono stati sottoposti a indagini, oltre al padre di Eluana, l’anestesista Amato De Monte, capo dell’equipe medica che attuò il protocollo, e altre 12 persone. Nei riguardi di Beppino Englaro era stato ipotizzato il reato di omicidio volontario e per altre 13 persone quello di concorso in omicidio volontario aggravato.

La perizia sull'encefalo La procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione dopo il deposito, il 16 novembre scorso, di una perizia sull’encefalo di Eluana eseguita dai neurologi Fabrizio Tagliavini di Milano e Raffaele De Caro di Padova, in cui si spiegava che la situazione del cervello di Eluana "era coerente con lo stato vegetativo persistente" in cui la donna si trovava dopo l’incidente automobilistico avuto nel 1992 e che "i danni neuropatologici osservati erano anatomicamente irreversibili".

Il gip: "Prosecuzione trattamenti illegittima" "La prosecuzione dei trattamenti di sostegno vitale di Eluana Englaro non era legittima in quanto contrastante con la volontà espressa dai legali rappresentanti della paziente, nel ricorrere dei presupposti in cui tale volontà può essere espressa per conto dell’incapace", scrive il gip nel decreto con il quale dispone l’archiviazione. Secondo Milocco, "chi ha espresso tale volontà e il personale sanitario che ha conseguentemente operato per sospendere il trattamento e rimuovere i mezzi attraverso cui veniva protratto ha agito in presenza di una causa di giustificazione e segnatamente quella prevista dall’articolo 51 del codice penale" che eclude la punibilità nel caso dell’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposta da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità. In caso contrario - spiega il gip Milocco - non si potrebbe superare la "inevitabile contraddizione dell’ordinamento giuridico che non può, da una parte, attribuire un diritto e, dall’altra, incriminarne l’esercizio". Nel decreto, il gip Milocco analizza in dettaglio i motivi della validità della "autorizzazione a interrompere il trattamento che teneva in vita Eluana Englaro" sancita dalla magistratura e riafferma "la necessità che le pronunce giurisdizionali siano rispettate, a tutti i livelli; possono - scrive - non convincere, possono suscitare critiche e, nei vari ambiti, giustificare anche obiezioni di coscienza, qualora contrarie a propri principi etici. I procedimenti giurisdizionali (civili e penali, secondo le rispettive competenze) - prosegue - costituiscono, però, la sede propria e imprescindibile in cui una società affronta e risolve le questioni sui diritti che sorgono al proprio interno.

Anche in questo caso - evidenzia - la magistratura si è fatta carico di una ’domandà di questo tipo, come aveva il dovere di fare, e ha fornito una risposta".

Commenti