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Emidio Pepe e l'invenzione del Montepulciano

D ire di Emidio Pepe che è uno dei grandi vecchi del vino italiano vuol dire dar fede solo alla carta d'identità. Che gli assegna 83 anni e mezzo essendo egli nato, come ricorda Sandro Sangiorgi nella sua bella biografia Manteniamoci giovani (vita e vino di Emidio Pepe) il 27 luglio 1932 come Emidio all'anagrafe e Agostino nel cuore e nelle bocche dei genitori.Emidio Pepe è l'uomo a cui più di tutti si deve l'«invenzione» del Montepulciano d'Abruzzo come uno dei grandi rossi d'Italia. In molte annate si può certamente parlare di uno dei più grandi del mondo. «Ho servito il vostro 1967 insieme a un Barbaresco 1967 di (omissis) - scrive un appassionato a Emidio in una mail del 2013 -. È stato semplicemente stupendo: un vino sconvolgente che parlava anche all'anima...». L'altro, il Barbaresco «sembrava veramente inesistente a confronto».Emidio ha festeggiato da un po' la sua cinquantesima vendemmia di Montepulciano. La prima, nel 1964, recava il nome commerciale «Aurora», quasi subito scomparso. Qualche anno dopo Emidio ricevette la visita nelle sue terre di Torano Nuovo (anzi in un vicino moderno albergo) di Mario Soldati, in giro per l'Italia per scrivere i suoi appunti sull'enologia italiana dell'epoca poi raccolti nel libro Vino al vino. Il mondo del vino nel nostro Paese ha subito una rivoluzione copernicana, ma Emidio è ancora là. Con le figlie Sofia e Daniela ad aiutarlo. Con le sue etichette didascaliche e vintage, sempre uguali. Con la filosofia bio sposata per destino e non per modaOgni annata del Montepulciano è una storia. L'ultima annata in commercio, la 2012, è ruvida ma grandiosa. Poi ci sono il Trebbiano - proletario e nobile al contempo, enorme - , il Pecorino che non cede alle mode, il Rosato.

Basta.

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