Cronache

Emozioni tutte mediterranee con cinque generazioni di artisti

Emozioni tutte mediterranee con cinque generazioni di artisti

Se il paesaggio è uno stato d'animo di certo è anche una conquista dello sguardo. E che sguardo, quello degli artisti. Capace di spingersi oltre la città, la veduta e la rovina per fare di quel paesaggio un momento di sperimentazione linguistica ed emozionale. Teatro di questa avventura la costa del Midi e la Provenza, con un'appendice anche a Bordighera insieme a Monet: luoghi trascesi in uno spazio pittorico lungo quasi due secoli nella mostra «Mediterraneo. Da Courbet a Monet a Matisse» a Palazzo Ducale (fino al primo maggio 2011). Curata da Marco Goldin, conduce tra cinque generazioni di artisti, dal cuore del '700 fino ai primi decenni del secolo breve. Altre geografie, fisiche ma ancor più interiori, ci attendono il prossimo anno nella mostra «Van Gogh e il viaggio. Pittura degli spazi percorsi da Turner a Gauguin a Rothko».
Intanto oggi «Mediterraneo» apre i battenti insieme all'omaggio a Guccione e con Sirotti a Palazzo Reale. Ma non solo: dalle 17 l'ingresso a «Mediterraneo» è ridotto per tutti. Alle 18 Goldin dialoga con Gianni Mura tra rotte d'arte e ciclismo per poi affidarci un'ora dopo al Quartetto Desueto. Alle 20 lo ritroviamo a raccontare la mostra, mentre è alle 21.30 il concerto di Antonella Ruggiero e la PFM.
La mostra è aperta fino all'una di notte e allora molliamo gli ormeggi da Tolone insieme alle tele di Vernet dipinte nel pieno del '700 per poi sentire la natura farsi protagonista tra Granet e Loubon. Ancora qualche passo e ci fermiamo di fronte a un dipinto. I piedi su uno scoglio, il cappello stretto in un saluto che ha la forza di un abbraccio: oltre, il mare e il cielo. Siamo a Palavas, dove Courbet, maestro del Realismo, ascolta l'immensità dello spazio e del silenzio. Qui sentiamo crescere una dialettica che da potenza si fa atto, pienamente pittorico. Il luogo trasmuta in occasione, compenetrazione negli umori della natura e dell'alterità che si dà, nascondendosi al tempo stesso, nella pittura. Ed ecco Monet. A Bordighera nel 1884 dove i giorni diventano mesi e poi ad Antibes nel 1888: nella sua corrispondenza scrive invraisemblance, dell'esperienza dell'inverosimile, della luce e di quei colori per i quali vorrebbe «una tavolozza di diamanti e pietre preziose». Antibes sarà meta anche di Boudin e più tardi di Signac, mentre galeotta per Munch, nel 1891, è una «Mattina sulla Promenade des Anglais». E qui a Nizza Matisse dipingerà nel 1921 un'indimenticabile Carnevale. Arles con la sua piana della Crau accoglie Van Gogh e le sue opere sono sole, terra e vento oltre il tempo di qualsiasi attesa. E poi l'Estaque con Renoir e Cézanne insieme nel 1882 e tra Braque, Dufy e Marquet: oltre alle vette dell'Impressionismo la mostra tocca il suo post e prosegue con i maestri Fauves approdando a Vallotton, Soutine e Bonnard.


A segnare il congedo di un viaggio lungo ottanta opere, l'alchimia degli elementi: la terra con Van Gogh, il mare di Monet e il monte Sainte Victoire di Cézanne.

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