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Eni spinge la crescita mettendo al centro i bisogni dei dipendenti

Aumentano ancora gli investimenti sul welfare, la salute e la previdenza integrativa

Onofrio Lopez

Dal suo insediamento al vertice di Eni nel maggio 2014, l'amministratore delegato Claudio Descalzi, ha approntato una strategia di profonda trasformazione della società, anticipando di alcuni mesi il crollo del prezzo del petrolio e collocando l'azienda in una posizione di forza anche in uno scenario penalizzante. Eni è stata trasformata in un'organizzazione più semplice, compatta e focalizzata sui core business. È cambiato il modello di sviluppo dei progetti Oil & Gas, per velocizzare la messa in produzione delle scoperte. È stato portato a termine un grande programma di efficienza in tutte le aree di business e le funzioni corporate, migliorando la solidità finanziaria.

Queste azioni, che a quattro anni di distanza mettono Eni in condizioni di creare valore anche con scenari sfavorevoli, sono state messe in campo con un minimo comun denominatore: la centralità delle persone. Non vi sono stati tagli occupazionali, al contrario di quanto avvenuto in modo significativo nell'industria a livello mondiale, ma, all'opposto, si è puntato alla massima valorizzazione delle competenze ed esperienze interne. Adesso Descalzi, insieme al management, sta approntando un nuovo modello di crescita, che affiancherà alla creazione di valore generata dai business un percorso verso la neutralità carbonica, vale a dire il bilancio zero tra le emissioni fisiologiche, non abbattibili, derivanti dalle attività, e le misure messe in campo per compensarle. Un approccio complesso, che comprende linee strategiche come l'evoluzione verso un mix energetico di gas naturale e rinnovabili e l'applicazione al business dei principi dell'economia circolare.

Ma c'è un'altra dimensione che si è ulteriormente evoluta in senso estensivo e qualitativo: l'attenzione ai bisogni delle persone di Eni perché la centralità della persona è nel dna dell'azienda. Il welfare aziendale in questi ultimi anni ha infatti beneficiato della maggiore integrazione della società e ha ampliato progressivamente il numero dei beneficiari. La compagnia ha sempre basato le proprie iniziative sull'ascolto dei propri dipendenti, per coglierne le esigenze, spesso anticipandole e superandone in senso qualitativo le richieste. I dati che emergono dall'ultima indagine commissionata dall'azienda su un campione di 4mila dipendenti in Italia hanno evidenziato che sono considerati interventi prioritari all'interno del programma di welfare: al primo posto i programmi di prevenzione medica, al secondo i servizi per la salute e al terzo ugualmente rilevanti i servizi di ristorazione aziendale, i soggiorni estivi per i figli e i servizi per la cura dei familiari in senso ampio.

Eni favorisce l'adesione consapevole delle proprie persone a piani di previdenza complementare - Fondenergia (Fondo pensione complementare per i lavoratori Eni con contratto collettivo relativo ai settori energia e chimico) e Fopdire (Fondo pensione dei dirigenti) - il cui scopo è fornire agli aderenti una rendita aggiuntiva a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria, e contribuisce al loro finanziamento.

Dal primo gennaio, inoltre, Eni ha deciso di investire 10 milioni l'anno nel settore dell'integrazione sanitaria, importo che si va ad aggiungere ai 5 milioni all'anno che già l'azienda versa annualmente ai fondi di assistenza sanitaria integrativa.

Questo importante intervento economico addizionale, ha consentito di poter iscrivere automaticamente tutte le persone Eni ai Fondi contrattuali di assistenza sanitaria integrativa di settore (Fasie - Opzione Base e Faschim) e grazie ad una polizza assicurativa stipulata ad hoc, di offrire a tutti gli iscritti un consistente miglioramento delle coperture aumentando i valori del rimborso per diverse tipologie di prestazioni già riconosciute e di iniziare a rimborsare nuove tipologie di prestazioni finora non previste.

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